Yungblud: foto e recensione dal concerto di Milano

Yungblud e Saint PHNX: photogalley e recensione dal concerto al Fabrique di Milano

 

Sono rari i concerti dove sin dai primi minuti dall’apertura dei cancelli, il Fabrique di Milano si riempie secondo dopo secondo, fino alla capienza massima ancora prima che il gruppo spalla inizi a suonare.
Questo è l’effetto Yungblud, giovane inglese capace di ammaliare pubblico e critica di ogni parte del mondo grazie alla sua smisurata energia, brani orecchiabili e quel collante emo che va bene a tutti.
Forte di un album in studio (21st Century Liability), un paio di EP e dopo aver inanellato qualche buona collaborazione, il giovane si è trovato catapultato dai piccoli club alle grandi venue che i giovani musicisti della sua età faticano a riempire nonostante le milioni di visualizzazioni e gli innumerevoli vezzeggiativi.

 

Sono il duo (trasformato in trio per il tour) scozzese Saint PHNX la miccia che innescherà il giovane pubblico di teenagers.
Quasi facile quando il pubblico è già cosparso di benzina, ma il fuoco va alimentato e loro sono il giusto carburante per far bruciare il giovane pubblico per tutti i 45 minuti della loro esibizione.
I fratelli Jukes propongono gli ultimi brani prodotti quali Deadmen, Death Of Me e Sorry.
Un’esibizione che di certo non passerà inosservata ai molti presenti che non conoscevano la band.

E’ strano sentire giovani teenager cantare canzoni in voga dieci anni fa, è forse questo un sintomo di poca originalità musicale di qualità a confronto della quantità di musica offerta oggi?
Yungblud sembra essere la giusta connessione tra passato e presente, uno che riesce ad esprimere il proprio disagio con parole sue, senza nascondersi dietro a sintetizzatori vocali o chiamare un headbanging forzato. 

 

Sul palco si presenta con batteria e chitarra (e si, parecchie basi) ma l’energia che sprigiona è esplosiva: salta in continuazione, si muove sguaiatamente con pose provocatorie, quasi ricorda un giovane Keith Flint. Poco importa se anche lui si aggrappa alla moda del momento dell’LGBT, perchè i suoi brani sono veri, come vera è l’unione che i 2500 giovani provano a cantare i suoi brani a perdifiato: Parents, Anarchist, Loner, California e la canzone fatta con Machine Gun Kelly I Think I’m Okay.
Salta in mezzo al pubblico a cantare Kill Somebody per poi risalire sul palco, imbracciare una chitarra acustica e cantare altri due brani Casual Sabotage e Waiting On The Weekend.

 

Sangue giovane ma la vecchia scuola non si dimentica: Yungblud con i suoi 22 anni non si inventa nulla di nuovo, buoni brani ed un live esplosivo che fa parlare la gente. Nessuna distorsione vocale, nessuna console dj, no effetti scenici. Solo tanto disagio e tanta voglia di divertirsi. Passino i vestiti da donna o i baci sul palco, questa è la trasgressione targata 2020.
Yungblud è un musicista puro che non si basa solo sulle visualizzazioni su qualche applicazione, ed è per questo che farà molta strada.

 

Grazie ad Indipendente Concerti.
Testo e foto: Stefano Cremaschi

Yungblud

Saint PHNX

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