Todays festival atto secondo in un sabato 25 agosto che minaccia pioggia, ma che si rivelerà una seconda grande serata sotto il cielo della Mole torinese. Superga guarda dall’alto, mentre lo Spazio 211 inizia presto a brulicare di appassionati in maglia Bauhaus che mostrano il loro vecchio ciuffo, in attesa di una delle band della serata.
Daniele Celona, torinese con origini sarde, gioca in casa e parte all’attacco della serata, con un groviglio di suoi fan assiepati sotto il palco, per assaporare il suo rock alternativo cantato in italiano, tra reef decisi e dei collaboratori vogliosi di metteresi all’opera. Decibel che si alzano e power rock pieno di buoni propositi, per un autore che strizza le liriche a linee melodiche, non disdegnando però ritmi anche più elevati. Da segnalare anche il finale, in cui Celona mostra ancor di più di saperci fare con la chitarra elettrica e i suoi effetti.
Ancora incuriositi dal buon Celona, ecco che arriva, a mio avviso, la migliore interpretazione sul palco del Todays sino alla seconda delle tre giornate: Colapesce e la sua Infedele Orchestra. Un live studiato e costruito, che omaggia il simbolisomo religioso profanandolo con una scarica di genuinità e sensibilità, tra travestimenti e setlist bruciata direttamente da Colapesce, in serata di grazia. Tra il vestito da prete e il costume con la testa di pesce spada, il siciliano regala i migliori pezzi del suo repertorio, partendo da Infedele e le sue hit. Sono canzoni apprezzate, anche perché accompaganate da soavi accenti di musicalità femminile, con Adele Nigro ( e lei dietro il progetto Any Other, mica robbetta) anch’essa in perfetta forma e integrata alla grande nello scacchiere. I toni si infiammano da subito con gli incroci di sax baritono e tenore (gli Zu all’improvviso con il buon Colapesce), sino alla cantata di Egomostro e le giuste invettive contro Salvini, quando dagli applausi si passa poi a stringersi forte con le vecchie sonate di Satellite e Restiamo in casa. “Non cambierà una minchia”, come ha sentenziato alla fine il nostro, ma il live del Todays è stato davvero superbo.
Anche se ben segnata, la serata continua. Via dalla prima fila i raggazzacci indie e dentro la vecchia scuola, ad ondulare divertita per il ritorno degli Echo & The Bunnymen. Un concentrato di classe e animo post punk che passa dalle sigarette fumate durante il live e dagli occhiali scuri d’ordinanza del cantante Ian McCulloch, anima di un gruppo che dal 1978, anche se in modo discontinuo, porta in scena la periferia di Liverpool e gli abiti scuri di una generazione che si vedeva tolte le loro certezze, ora sul palco con maestosi episodi dark wave targati Killing Moon e The Cutter, in mezzo a cicatrici che si riaprono con nuovi pezzi come All That Jazz. Con coraggio e forza d’animo gli Echo & The Bunnymen trasmettono nella notte del Todays ancora le vecchie vibrazioni, con buona pace del revivalismo di Reynolds e la dolce attesa dei Mogwai.
Non era facile, dopo l’abbandono repentino dei My Bloody Valentine nella calda notte del 14 agosto (bravi gli organizzatori, allora, lo vogliano dire o no?), ma i Mogwai hanno ben sostituito gli assenti e hanno imobaccato la solita via della strumentazione, gettata come un flusso sonoro in pasto al pubblico, con un muro del suono che porta in dote amplificatori allineati come una grande muraglia cinese e la cara vecchia solidità di una band affiatata. Crossing the road material fa scontrare le auto fuori dallo Spazio 211, con la testa dei guidatori fuori dall’abitacolo per sollevare le note degli scozzesi. C’è il tempo per le nuove canzoni, ma anche per i vecchi veleni (Old poisons), mentre le orecchie iniziano a sanguinare come i cuori di noi post rockers innamorati delle chitarre e della interpretazione unica che ne fanno i Mogwai. Chiude una Like Herod che assale la notte torinese, in attesa dell’esibizione di Cosmo all’Incet.
Ah dimenticavo, anche stasera era sold out.
Grazie a Ja La.
Andrea Alesse
Ecco le foto del nostro Vincenzo Nicolello.
no images were found