Era il 24 febbraio 1967 quando i The Who, all’interno del palazzetto dello sport di Piazza Azzarita, suonarono per la prima volta a Bologna. Di tempo ne è passato da quell’inverno, la città ha vissuto i momenti intensi dal punto di vista politico-sociale, mentre la band insieme ai successi ha dovuto far conto con la precoce scomparsa del grande Keith Moon. La perdita di uno dei più grandi batteristi della storia del rock, costituì un duro colpo per la sezione ritmica del gruppo. I due album registrati successivi alla morte di Moon segnarono una svolta decisa verso il pop.
Questi anni tra alti e bassi, concerti di beneficenza e finte reunion il gruppo si è affacciato al nuovo millennio con un Daltrey finalmente sobrio, ma con un bassista in meno visto nel 2001 venne trovato morto anche Entwistle.
Ecco entrare nel gruppo il bassista dei Nine Inch Nails Pino Palladino per completare la nuova formazione che vede anche Simon Townshend, fratello minore di Pete, alla chitarra, Zak Starkey (figlio di Ringo Star) alla batteria e Michael Talbott alla tastiera.
Con questa formazione hanno negli ultimi anni suonato al Superbowl e un po’ in giro per tutto il Mondo compresa l’Italia per queste due date esclusive che rientrano nel tour che ripercorrono i loro 50 anni di carriera e di successi, considerati tra le maggiori band Rock ‘n Roll di tutti i tempi, con oltre 100 milioni di dischi venduti.
Il primo di questi due concerti storici, nel nostro bel paese è stato sabato 17 settembre all’Unipol Arena di Bologna, il secondo ieri sera, 19 settembre al Mediolanum Forum di Assago Milano.
Due Grandissimi show tanto da essere praticamente sold-out da mesi.
Ad aprire la due date italiane dei grandi Who ci sono gli Slydigs. Questa band che viene da Manchester non puo’ non avere suoni che si avvicinano al rock dei primi Who ed agli Oasis dei fratelli Gallagher fino al rock/folk irlandese.
La loro performance è piacevole, non fanno niente di speciale, ma allo stesso tempo riescono a scaldare il pubblico che piano piano sta riempiendo l’arena bolognese.
Sono le 21 in punto ed ecco salire sul palco la storia del Rock.
L’intro di I Can’t Explain di Pete Townshend apre così lo show che vedrà il gruppo suonare per due ore i loro più grandi successi. Roger Daltrey sembra essere in buona forma, la sua voce è potente grazie anche ai suoni pressochè impeccabili.
Il nuovo millennio e i nuovi Who sono Who Are You, grazie soprattutto alla fortunata serie TV C.S.I.
Il pubblico canta la canzone e Daltrey nel ritornello, anche se si vede palesemente come questo brano sia nella testa della gente italiana soprattutto per quella serie TV più che per la sua storia. Tutto questo non importa anche perchè di brani ripresi degli Who ce ne sono tantissimi soprattutto da altre band come Pearl Jam. The Kids Are Alright è uno dei tanti motti della generazione x degli anni 60 descritta benissimo dagli Who.
My generation e il suo inconfondibile giro di basso portano il pubblico in quel periodo fatto di spensieratezza e di voglia di rinascita dopo il periodo buio del primo dopoguerra. Il primo momento ballad lo da il brano Behind Blue Eyes. Un grosso occhio blu alle spalle della band accompagna Townshend e la sua chitarra facendo venire i brividi a tutti i presenti.
Dopo questo brano il concerto ha una leggera flessione, nonostante il ricordo delle vittime del terremoto in centro Italia e un Pete Townshend scatenato nel ricordare al pubblico la provenienza dei suoi due nipoti che vivono a Ferrara e a Napoli.
La fase Quadrophenia è condita da un bellissimo mini documentario alle spalle della band che descrive in modo esaustivo gli ultimi 50 anni della scena socio-politica mondiale. Si parte dalla guerra del Vietnam, alla guerra fredda fino ad arrivare all’11 settembre e alla crisi bancaria e climatica . Naturalmente ci sono dei chiari riferimenti alla politica britannica che molte volte ha appoggiato quella americana, che negli anni la band ha più volte criticato.
Finita la parte strumentale Daltrey torna alla voce con la struggente Love, Reign O’er Me rifatto per il film Reign Over Me da Eddie Vedder e soci. Daltrey con le sue ultime forze riesce a eseguire la sua versione in modo impeccabile.
E’ finalmente arrivato il momento di celebrare uno dei loro più grandi dischi: Tommy.
Si parte con Amazing Journey, per chiudere con la mitica Pinball Wizard con lo schermo alle loro spalle che si trasforma in un grossissimo Flipper. Questo brano è il preferito dei fans, ma non è ancora tempo di andare a casa. Baba O’Riley altro brano inserito in C.S.I. e in molti concerti dei Pearl Jam come finale dello show è forse il brano più acclamato con il pubblico che esplode di di gioia in modo incredibile.
Il Karaoke dato dallo schermo alle spalle della band è molto bello come tutte le luci che illuminano tutto il pubblico. La desolazione giovanile descritta nel brano che ripercorre tutta la generazione x della band, è la cartina di tornasole del tempo che inesorabilmente passa per tutti.
Molti dei presenti non l’ha vissuta, come dice Townshend durante il concerto, ma per fortuna la musica e in particolare quella degli Who rimarrà intatta nel tempo. Chiudono le due ore con Won’t Get Fooled Again , altro brano molto conosciuto dal pubblico, che chiude alla perfezione uno spettacolo incredibile.
The Who sono stati inseriti nella classifica delle 50 band che bisogna andare a vedere almeno una volta dal vivo. Senza due elementi importanti e per colpa del tempo che passa, chiaramente non sono più quella forza di un tempo, ma riescono a far emozionare tutti i presenti.
La parte commerciale che ha visto gli Who protagonisti in questo nuovo millennio si vede benissimo nel merchandise fatto di chiavette USB e milioni di magliette per accontentare tutti dai neonati ai più grandi. Allora si potrebbe dire quale sia la vera generazione degli Who.
Sicuramente la musica vince su tutto ed è stata assolutamente una forte emozione sentire e vedere dal vivo dei mostri sacri come Daltrey e Townshend, ma bisogna anche essere realisti su cosa siano nel 2016 gli Who.
Gli Who in questi 50 anni hanno influenzato molti gruppi dell’ondata Britpop di metà degli anni novanta britannici. Parte della nascita del movimento punk e del punk rock si deve alla loro aggressività, violenza ed al loro atteggiamento arrogante sul palco. Gli MC5, i Ramones, i Sex Pistols, i Clash, i Generation X e molte altre band punk e proto-punk hanno subito fortemente il loro ascendente
Ringraziamo Live Nation per il graditissimo invito per la data di Milano del 19.09.16
Testo di Carlo Vergani (che ha vissuto la data di Bologna) e Foto di Stefanino Benni (per la data di Milano)
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