A volte è strano come certi gruppi pure avendo tutte le carte in regola per vendere ed essere famosi, abbiano difficoltà a superare i confini nazionali soprattutto se non appartengono a realtà come Stati Uniti ed Inghilterra.
Pensiamo agli Indochine che in Francia vendono centinaia di migliaia di dischi ma sono poco conosciuti altrove… o allo stesso Vasco Rossi, praticamente un carneade fuori dai confini nazionali. Lo stesso vale per The Gift un quartetto portoghese famosissimo un patria e con alle spalle ben 23 anni di carriera e sette album.
Questa volta però, il loro ultimo album Altar, uscito quest’anno, ha conquistato qualche articolo in più anche dalla stampa internazionale per via di una collaborazione alla composizione dei brani e alla produzione da parte di mr. Brian Eno, legato alla band non da motivi di marketing, ma da un’ amicizia ed una profonda stima.
Il “tocco gentile” di Eno non ha stravolto la musica di The Gift ma ha donato solo ulteriore brillantezza. Del resto, la facilità di scrivere melodie memorabili, unite ad un suono a volte sperimentale (ma mai fine a se stesso) ha fatto sì che anche quest’album diventasse l’ennesimo tassello di una carriera che si è sempre mantenuta su livelli compositivi altissimi.
Ma è dal vivo che la band portoghese risplende ancora di più. Al quartetto, sul palco, si aggiungono altri 3 strumentisti per poter riprodurre le canzoni anche nei minimi dettagli del disco; ma poi è la “potenza” ed “epicità” dei brani che emerge, anche grazie ad una cantante come Sonia Tavares, capace di “vivere” ed interpretare le canzoni come pochi, passando da un registro bassissimo quasi tenorile, a degli slanci da soprano: tutto questo senza mai stare ferma sul palco. Un misto tra Nick Cave, Siouxsie Sioux e, per chi se le può ricordare, le Shakespears Sister.
Dopo tanto tempo siamo riusciti a vederli all’opera a Barcellona, sul palco del Bart, un locale che si trova sulla Parallel, in quella che viene definita la Broadway catalana.
La scaletta del concerto ha attinto ovviamente all’ultimo lavoro, cui è dedicato il tour. Ma il programma è impreziosito da parecchie incursioni nel passato, senza mai cali di tensione, per un’ora e tre quarti che suona come un greatest hits, pronto perché la gente possa finalmente accorgersi di loro! Il pubblico di Barcellona ha risposto entusiasticamente: tutto in piedi sotto il palco (nonostante il teatro fosse con posti a sedere), per cantare poi, a luci accese, Can’t help falling in love di Elvis Presley.
Eh sì, se solo The Gift avessero l’opportunità di farsi conoscere, non potreste fare a meno di innamorarvi di loro!
Foto di Vincenzo Nicolello, Testo di Aurelio Hyerace
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