Solitamente quando ascolti tanta musica, e ti improvvisi recensore come il sottoscritto, ti capita di ascoltare tanta musica. Ogni tanto, poi arriva quella perla che non ti aspetti. E allora, via di goduria e voglia ri ascoltare e riascoltare quel disco.
Ebbene, stavolta è successo di nuovo con questo collettivo di cinque ragazzi di Austin, Texas, dal nome semplice e che dovete farvi puntellare in testa: Sun June. “Years” è il loro debut album che li proietta in un mondo musicale fatto di semplicità post indie folk naturale e sensuale. Incantevoli e pronti per il grande pubblico, i ragazzi americani sono degli intellettuali che si sono conosciuti facendo dei lavori per il cinema, e che si mettono ora al servizio di una musicalità velata in cui Frankie Cosmos perde la testa per gli Yo la Tengo, in un indie pop nostalgico.
Un album per cuori forti, che si deve misurare con la beatitudine della voce femminile e con linee di basso che nascono per tuffarsi nelle malinconie di una perdita. Dalla dolci scofitte della vita ai ritmi che suonano melodie complete e stilose, in cui i Sun June arrivano a mettere dentro addirittura qualche fiato, senza sperimentare senza senso.
Un indie maturo che si riconosce in pezzi come Discotheque e Young, stretto tra un amore che non decolla e la delicatezza di Joanna Newson che ama sentisi a casa nel sogno di una musica spesso rarefatta e minimale nei suoi attacchi di chitarra. Un progetto interessante, quella dei Sun June, in dieci tracce che raccontano lo slow core umano della loro musica fatta col segno dell’essere creature tenui e sfuggenti. Non mancano neanche le linee di piano, per una musica che segna le sue sorti con una certa sicurezza.
Nella speranza di vederli presto dal vivo in Italia, vi lascio con il loro video. Godeteveli