WAITING FOR THE DAWN
il nuovo ep dei Sinplus, duo alternative-rock, in arrivo il 2 dicembre,
5 brani tra new wave, rock e post-punk
Dopo la prima anticipazione con ‘Dark Horse Running’ – un brano dalla forte attitudine punk – seguito dalla title-track, Sinplus presentan
Negli ultimi anni sono cambiate molte cose per i fratelli Ivan e Gabriel Broggini, in arte Sinplus. L’album ‘Break The Rules‘ (2021) ha segnato una svolta nelle sonorità e nell’attitudine della band. “Ci piace pensare che la prima parte del nostro percorso sia stata una sorta di riscaldamento. Ora siamo pronti a giocarci la partita”. Una prima parte di carriera li ha portati a suonare in tutta Europa, vincendo un MTV Award e rappresentando la Svizzera all’Eurovision Song Contest. Ma ‘Break The Rules‘ ha segnato un nuovo inizio, una lettera d’amore al rock and roll. “Sentivamo il bisogno di cambiare, di riconnetterci con il nostro istinto, che in fondo è quello che ci ha fatto iniziare a suonare. Senza troppi giri di parole, ci siamo messi in discussione e l’abbiamo fatto. “
Ora è la volta di ‘Waiting For The Dawn‘, un ep di 5 canzoni che anticipa il nuovo album che verrà pubblicato in primavera. Prodotto con Matteo Bassi, l’ep è un concentrato di alternative-rock, post-punk e new wave, con riffs di chitarra graffianti e ritmiche essenziali. “Quello che abbiamo registrato è quello che sentirete live, anzi, raggiungerà la sua piena realizzazione proprio lì.”
Si passa dalle distorsioni di ‘Dark Horse Running‘ alla tribale ‘Wildflower‘, fino alla più melodica ‘Waiting For The Dawn‘ ed all’ipnotica ‘Not Afraid’, con l’aggiunta di ‘Need To Believe‘, una cover tributo ai Gotthard, storica badn svizzera che quest’anno celebra i 30 anni di carriera.
I testi parlano del potenziale del proprio io e della necessità – e difficoltà – di cantare fuori dal coro. “Waiting For The Dawn’ è il titolo ideale perchè rappresenta il nostro momento. Siamo sopravvissuti a diverse battute d’arresto, ma negli ultimi due anni abbiamo ritrovato noi stessi e la nostra collocazione naturale. In pratica, è un ep realizzato per noi e il suo scopo l’ha già raggiunto. Come un’alba arriva sempre, sta arrivando anche il nostro momento” – Sinplus.
Originari della Svizzera, Sinplus sono una macchina dal cuore rock alternativo. Cresciuti in un contesto musicale, i due fratelli, molto legati tra loro, hanno iniziato a scrivere e comporre musica da giovani, esprimendo sin da subito dedizione al basso ed abilità a creare melodie contagiose. Ivan (chitarra) e Gabriel (voce) Broggini erano musicisti prima ancora di saperlo ed hanno iniziato a registrare musica negli scantinati auto-producendo i propri dischi.
Ispirati da U2, The Cure, Joy Division, Hendrix, The Killers e Jack White, solo per citarne alcuni, il duo comincia a registrare con un approccio totalmente indipendente. Il progetto Sinplus prende forma nel 2007 e qualche anno dopo porta i due ragazzi a scrivere ‘Shoot’, canzone che diventa uno degli inni del Mondiale di Hockey 2009. La voce di Gabriel, insieme alla chitarra elettrica di Ivan, non passa inosservata ed i due fratelli cominciano a collaborare con alcuni produttori e a suonare live il più possibile, dai più piccoli club sino ad arrivare a festival del calibro di Isle of Wight e Moon & Stars. Nel frattempo crescono i loro fan in giro per il mondo e, nel 2012, Sinplus rappresentano la Svizzera all’Eurovision Song Contest e l’anno successivo si aggiudicano un MTV Award nella categoria ‘Best Swiss Act’. Nel 2016 il brano ‘Tieniti Forte’, eccezionalmente cantato in italiano, vale loro un disco d’oro. L’anno successivo pubblicano ‘This Is What We Are’, il terzo album che contiene il singolo ‘You and I’ (con il feat di Mickey Shiloh) con il quale conquistano un altro disco d’oro. Nel frattempo, si esibiscono anche in apertura di artisti dalla fama internazionale, tra cui Roxette.
Pur mantenendo un’attitudine rock and roll, Sinplus sperimentano sfumature pop ed elettroniche ed il viaggio in California nel 2019 li porta a riscoprire le vibrazioni rock della West Coast e a collaborare con il produttore nominato ai Grammy J.T. Daly a Nashville, perfezionando il loro stile musicale.
Questa esperienza ha portato un nuovissimo suono per Sinplus, tra rock alternativo, riff di chitarre e break-beat feroci e determinati. Nel 2021 arriva l’atteso nuovo album ‘Break The Rules’ di cui la band afferma: “questo è il primo disco che suona esattamente come volevamo fin dall’inizio: Rock and Roll”. Dopo il successo di ‘Break The Rules’ e un’estate passata a suonare in numerosi festival in Europa, ‘Waiting For The Dawn‘, l’ep in arrivo il 2 dicembre, da il via a un nuovo capitolo per Sinplus.
The Front Row intervista i Sinplus
D. Ciao ragazzi e benvenuti su the front row. Come prima cosa presentateci la formazione della band e da dove venite.
R. Ciao raga, bello essere qui a parlare di musica con voi. Siamo due fratelli nati in Svizzera a Locarno. Gabriel è il cantante e io (Ivan) il chitarrista.
D. Raccontateci un po’ di storia della band: chi sono i fondatori ufficiali, quando è nata la band e com’è nata l’idea?
R. Diciamo che essendo fratelli abbiamo da sempre suonato insieme, sin da quando andavamo alla sala prova di nostro papà a divertirci con gli strumenti. Lui aveva l’hobby della musica e a noi piaceva tantissimo ascoltarla. Andavamo ad aiutarlo a portare gli strumenti ai concerti. Entrambi abbiamo iniziato prestissimo. A 6 anni avevamo in mano uno strumento. In casa avevamo la possibilità di suonare e registrare su un vecchio 4 piste a cassetta. Poi ognuno avuto le sue prime esperienze di
band alle superiori e al liceo. Ad entrambi piaceva il punk rock. Ad un certo punto Gabriel, che nel frattempo aveva iniziato a cantare, si è unito a noi a cui mancava il cantante. Da lì in poi le cose sono sempre diventate più professionali e “serie” in modo progressivo. A noi piaceva suonare e ci piace sempre di più. Sul palco siamo in 4.
D. Parlateci un po’ del nome della vostra band: come nasce e che significato ha per voi?
R. Nasce dall’idea di nostro zio che era un fanatico di Joy Division e The Cure. Ci è subito piaciuto per come suonava, come estetica e soprattutto perché era provocatorio. Tradotto letteralmente significa peccato positivo, un po’ come il rock and roll. Un po’ come Robin Hood”. Inoltre il “+” sta a significare che ne vogliamo sempre di più haha
D. Presentatevi a chi non vi conosce: descriveteci il vostro sound e a quali gruppi e generi vi ispirate maggiormente. Tralasciando il solito discorso “non ci piace essere catalogati in un genere preciso” in quale movimento/genere vi collochereste?
R. Direi che abbiamo fatto un bel giro, sperimentando cose che ora non ci rappresentano più, per poi tornare da dove tutto è iniziato: il rock. Direi che non siamo mai stati così vicini al nostro sound. A livello di genere potrebbe essere alternative rock e post punk. Ci sono così tante band che amiamo. Ascoltiamo un po’ di tutto. Ognuna ha qualcosa di speciale. L’importante rimane essere se stessi e andare sul palco per divertirsi.
D. Siete al lavoro su un nuovo album o lo state per pubblicare? Se sì, parlatecene un po’, altrimenti come descrivereste l’ultimo lavoro che avete realizzato e cosa possono aspettarsi gli ascoltatori dalle vostre canzoni?
R. L’anno scorso abbiamo pubblicato un album che ha segnato la nostra svolta di ritorno alle origini rock. È stato molto importante per noi. È stato un mix di lavoro in Svizzera e USA (Nashville). A breve uscirà un EP di cinque brani. Diciamo che abbiamo cercato di essere ancora più noi stessi. Direi che devono ascoltarmelo. Descrivere la propria musica è troppo difficile. Sicuramente abbiamo mirato ad avere qualcosa che fosse top nei concerti, senza artifizi o editing particolare. L’abbiamo lasciato puro. A marzo poi uscirà l’album. Stiamo completando le ultime songs. In generale i nostri testi cercano di stimolare la forza del proprio io. Puntare su se stessi.
D. Ora parliamo della vostra discografia e carriera: qual è stata la prima cosa in assoluto che avete mai registrato, cosa avete inciso fino ad oggi e quante esperienze dal vivo avete avuto?
R. La prima registrazione vera e propria in studio è stata un EP di 4 brani quando ancora ci chiamavamo “inFinity”; avevamo 16/17 anni. Eravamo un po’ metal… La prima volta in studio di registrazione è indimenticabile. Da lì in poi abbiamo sempre registrato e publicato canzoni. Siamo passati da Los Angeles, Londra, Milano e Zurigo e ad oggi abbiamo 3 Album all’attivo….ma soltanto ora stanno arrivando i pezzi che davvero sentiamo nostri. Sinceramente i live non li conto più. Abbiamo potuto suonare allo storico festival dell’Isola di Wight oppure abbiamo potuto aprire gruppi come i Roxette. Amiamo il live, la parte più bella insieme allo scrivere songs.
D. Quale vostra canzone consigliereste a chi non vi ha mai sentiti?
Dark Horse Running è l’ultima uscita e ci rappresenta bene.
D. Qual è finora il momento più bello e/o importante da quando siete una band?
R. La cosa più bella è poter fare della musica il nostro lavoro. Ma se devo farti qualche esempio specifico, direi che aver rappresentato la nostra nazione (Svizzera) all’Eurovision Song Contest ed è stato un’esperienza assurda. Ti ritrovi dalla sala prova a girare mezza Europa. Anche vincere l’MTV award come Best Swiss Act è stato molto bello.
D. Chi è il principale compositore del gruppo? Usate qualche metodo per assemblare tutte le idee che vi passano per la testa?
R. Principalmente scriviamo io e mio fratello, ma ultimamente abbiamo iniziato a scrivere e produrre insieme a Matteo Bassi. Dopo tanti anni in due, è bello poter scambiare idee con un talento come lui. Per i testi a volte abbiamo collaborato con persone diverse.
D. Parlateci un po’ dei vostri testi: chi è il songwriter principale e quali sono gli argomenti che preferite trattare? E poi, meglio la lingua inglese o italiana?
R. Cantiamo in inglese, da sempre. Ci piace sapere che il messaggio può essere recepito da più persone. Sicuramente abbiamo dovuto lavorare tanto per essere credibili e sciolti in un’altra lingua dalla nostra,.ma dopo tante esperienze in giro è diventato tutto più facile. Comunque in Svizzera siamo abituati a parlare altre lingue (francese e tedesco), per cui siamo sicuramente facilitati.
D. Quanto è importante per voi l’attività live di una band e quant’è determinante secondo voi la presenza scenica e perchè?
Il live è la cosa che ci serve per scaricare e ricaricare le energie. È la cosa da cui poi partono altre cose. È la base per una band rock. Il condividere il momento col pubblico crea un legame molto più forte. Anche la presenza è fondamentale ed è più facile se sei te stesso. Non puoi forzare le cose, a lungo termine non è sostenibile. Devi trovare la tua dimensione.
D. Quanto conta secondo voi il look di una band al giorno d’oggi? Voi avete un vostro “dress code” oppure salite sul palco come capita?
Diciamo che oggi c’è la tendenza ad esagerare con look eccentrici per fare più likes. A noi frega poco. Ognuno deve stare bene nella propria pelle. L’unico vero dress code è la libertà d’espressione.
D. Cosa possono aspettarsi i ragazzi che vengono ad assistere ad un vostro show?
Saltare e cantare insieme, con alcuni momenti più trippy e alcuni più emotional.
D. Un vostro parere sulla scena italiana e suggerimenti per accrescere il movimento underground sempre più affollato; inoltre vorremmo che ci indicaste quali sono secondo voi i migliori gruppi italiani del momento.
R. Difficile rispondere in questo momento perché non conosciamo abbastanza il movimento. Sicuramente c’è stato un periodo in cui l’indie di un certo tipo è stato abusato…ci vuole varietà ed è importante sperimentare.
D. Meglio uscire per un’etichetta discografica (che sìa major o indie) o lasciare l’intera gestione della band in stile D.I.Y. e perchè?
R. Noi abbiamo provato tutte e tre le opzioni. Dipende molto falle condizioni di un eventuale deal e soprattutto dalle persone di cui ti circondi. Come in tutti i lavori c’è chi é bravo e chi è un pacco.
D. Quanto vi hanno aiutato i social network come Myspace, Facebook, Twitter a farvi conoscere e quanto in generale questi strumenti possono aiutare un gruppo a farsi conoscere rischiando però di cadere nella marea di band emergenti che forse abusano di questi mezzi? A tal proposito, quali sono i vostri contatti sui social network?
R. Diciamo che la corsa al like è diventata un ossessione per tanti artisti. A noi non è mai piaciuto tanto, per cui no, non ci hanno aiutato. Può essere una forma d’arte ma è un lavoro diverso e personalmente ha un po’ stufato. Diciamo che nel web più lo fai strano e meglio è. Credo però che il live sia ancora quella cosa che può fare la differenza. Dopo anni di latitanza abbiamo deciso di documentare più frequentemente la band sfruttando Instagram, ma oggettivamente prende molto tempo e il tempo è oro.
D. Se, fantasticando, poteste scegliere un producer con il quale lavorare, chi scegliereste?
R. Rick Rubin. Brian Eno. Haha parecchi
D. E con quale musicista/gruppo realizzereste invece una canzone (o un remix) assieme?
Troppe opzioni belle.
D. Prima abbiamo parlato dei gruppi ai quali vi ispirate di più per il genere che fate. Ora invece vorrei parlare dei gruppi che vi hanno cambiato la vita, anche di tutt’altro genere. Quali sono i vostri gruppi o cantanti preferiti e quali vi hanno spinto a voler diventare musicisti?
R. Rage Against The Machine, U2, Metallica, The Strokes,…
D. A livello di musicisti, qual è il vostro sogno nel cassetto?
Suonare da headliner a Rock In Rio.
D. Album (o gruppo) straniero da consigliare ad un amico
R. Royal Blood
D. Album (o gruppo) italiano da consigliare ad un amico
R. Diaframma
D. Album (o gruppo) in cui quale avresti voluto suonare
R. Non voglio scegliere
D. Ultimo album (o gruppo) ascoltato
R. The Bravery
D. Ultima cosa: lasciate un breve messaggio di saluto che possa anche convincere le persone ad ascoltarvi.
R. Un abbraccio e mi raccomando ascoltateci haha
SINPLUS
Waiting For The Dawn
ep, release digitale: 2 dicembre
Dream Loud Entertainment via AWAL
tracklist
Dark Horse Running – Wildflower – Waiting For The Dawn
Not Afraid – Need To Believe
Credits:
Produced by Matteo Bassi and Sinplus
Mixed by Marco Barusso
Mastered by Marco D’Agostino
Si ringrazia Laura Beschi di JA.LA MEDIA ACTIVITIES per l’intervista.
Intervista di Carlo Vergani