Il crossover del futuro è già arrivato a Milano con Rise Of The Northstar e Dope D.O.D.

Per chi ha un orecchio sulle nuove sonorità e sui gruppi in veloce ascesa, i Rise Of The Northstar sono da tempo una realtà che fonde i confini fra metalcore, hip-hop, groove metal, picchiando duro sugli strumenti e cantando in piena libertà. Attesissima, quindi la data italiana del tour This Is Crossover, che li accoppia agli hardcore-rapper Dope D.O.D.
Il Legend Club di Milano è il luogo perfetto per il concerto: abbastanza raccolto da dare una sensazione di soldout, con un bel palco largo che consente alla band di mettere in campo tutti i loro oggetti di scena, fra bandiere e bidoni di metallo, ed una acustica buona pronta a reggere l’impatto acustico.

Curiosa la scelta di trovare i Rise of The Northstar in apertura della serata, con i Dope D.O.D a seguire: nonostante il tour sia da co-headliner e ognuno suoni 70 minuti, è chiaro che in molti sono qui per i ROTN, e finita la loro esibizione il locale perde quasi la metà del pubblico, che non sembra voler dare una chance al duo di rapper olandesi – un vero peccato.

Parlando del concerto in sè, la presenza scenica dei Northstar è imponente fin dalle prime note suonate ad altissimo volume: dal vivo sono ancora più “metal” che su disco, e vederli in uniforme (comprese le scarpe, uguali per tutti) fa un certo effetto. Ci vuole qualche traccia per scaldare il pubblico, ma posizionare Here Comes The Boom come terzo pezzo è un’ottima dichiarazione di intenti, e quando arriva (al quinto posto in scaletta) What The Fuck il moshing è ormai diffuso e piacevolmente violento, così come i cori. I 70 minuti scorrono veloci, e la cosa impressionante è che nonostante il dinamismo sul palco (e le maschere indossate), i musicisti non sembrano versare una goccia di sudore: suonare è il loro elemento naturale, e lo fanno con grinta. Again And Again arriva fin troppo presto, seguita dalla conclusiva Samurai Spirit, e a nessuno importa se Vithia ha perso un po’ di voce: si sta cantando e pogando tutti insieme, mischiando inglese, francese e giapponese.
Nota di ulteriore merito per i Rise Of The Northstar: non ho mai visto una band vendere tanto merch prima e dopo un concerto. Dozzine, centinaia, di magliette, felpe e cappelli passano nelle mani dei fan soddisfatti, compreso il sottoscritto: merito di un logo giapponese accattivante e del contatto che si cerca con il gruppo.

Come scritto prima, durante il cambio fra un palco e l’altro il Legend inizia a svuotarsi, e le cose non promettono molto bene per gli headliner. Fortunatamente, quando i Dope D.O.D. arrivano sullo stage, sembra che almeno la metà del pubblico sia rimasta, dando un buon colpo d’occhio sulla platea. Jay Reaper e Skits Vicious sono ultra-affiatati, passano dall’hardcore rap al grime, dando il meglio quando Dr. Diggles fa partire una base dubstep: in quei momenti si apre un bel wall of death, ed il moshing parte selvaggio. E’ facile capire perchè Machete Crew, in Italia, ha collaborato spesso con i Dope, e ad un certo punto parte Stanley Kubrick ed un shoutout a Salmo e Nitro (purtroppo non presenti di persona).

I Dope D.O.D. hanno suonato, in passato, con nomi importanti come Limp Bizkit, Korn, Snoop Dogg, Wu-Tang Clan, Cypress Hill e The Prodigy. Se anche ai Rise Of The Northstar sarà data la possibilità di girare in tour con band di questo calibro, potrebbero fare il salto di qualità verso un pubblico molto più ampio.

Nel ringraziare Good Music e lo staff del Legend Club per il graditissimo invito, vi lasciamo ad una selezione scatti dei ROTN a cura di Paolo Bianco. Per motivi tecnico-logistici, le foto dei Dope non sono disponibili, ci scusiamo con i fan.

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