La fashion week è quasi al termine, del vento del nord neanche l’ombra. L’unica certezza reale del sabto sera musicale a Milano sono stati ieri, 24 febbraio, i Lust For Youth. Un’ennesimo regalo della crew di Costello’s alla scena milanese e non, stavolta manifestatasi attraverso un live prezioso e malinconico come quello dei tre ragazzi danesi. Dentro al Circolo Ohibò, allora, si radunano gli appassionati della scena dark wave, ma anche i sostenitori di ritmi elettronici crepuscolari, tutti in un avamposto di amorevole ricordo di queli favolosi e lontani anni’80.
Lungo questo filone, allora, prima dei Lust For Youth, si sono esibiti gli Starcontrol, trio che gioca in casa e che suona del convincente dark rock figlio dei Bauhaus. Una band che si aggrappa al filone classico e ne viene fuori con una musica legata al programming elettro wave pieno di malinconia e urgenza comunicativa. Immersi nella scena eightis, non solo nella musica ma anche nei loro atteggiamento e modi di vestire, gli Starcontrol avanzano timidi verso la fine del loro show cantando la loro passione, con manifesto appeal verso quel genere che li ha accolti e li tiene ben saldi alle loro radici.
Quando salgono sul palco i tre danesi il fumo sul set si fa sempre più denso, convogliando anche le energie visual dell’Ohibò lungo la scia della musicalità triste e intrisa di Joy Division e dell’ascolto saturo di Disintegration dei Cure. Era il 17 novembre 2013, quando i Lust For Youth arrivarono all’Ohibò nella rassegna “Il cielo sotto Milano”, e da allora i tre ne hanno fatta di strada, sudandosi una giusta vetrina internazionale che ora li ha consacrati in tre concerti sul suolo italiano (a Bologne e Firenze le altre date). L’ultimo live, propio al circolo in zona Lodi, ce li presenta nel loro stile classico, con synth accordati su una new wave elettronica che si fa cantare, ripetitiva come la vita e minuziosa come la batteria elettro e la chitarra cupa che ci regalano durante il live.
Mentre il fumo danso sale e gli ultra appassionati saltellano in prima fila (non erano pochi, ve lo assicuro), Hannes Norrvide si muove come nel film Control, ricordandoci le movenze malate e tetarali di Ian Curtis. Si tratta del suono dell’apatia e dell’angoscia sociale della bella Danimarca, aperto da intro in lingua italiana, per un gruppo che già con Saluting Rome ci aveva palesato l’amore per la nostalgia sentimentale del bel paese. La scelta della malinconia contro la perfezione nordica, proposta col coinvolgimento di lllume e la poesia di Armida. Ritmi decisi e amore per la scena eighties sempre più forte con New Boys, quando arrivano anche gli effetti dei Pet Shop Boys. A regalarci una canzone triste ci pensa poi il canttato di Amanda Eriksson, figlia della luna notturna di Lungomare, brano dal titolo italiano che rafforza il legame con la nostra terra dei Lust For Youth.
A completare una una serata che non dimenticheremo, infine, arrivano le note finali delle loro ultime tre hit, regalate ai fan sempre in maniera triste, come la loro anima.
Andrea Alesse