Tre recensioni sul finire del 2018: The Wound – Last Eon – Moruga

The Wound

Strange Feeling

Maple Death Records

Arrivano dall’Inghilterra e introitano tutto il dissapore per una nuova era del massacro umano. The Wound  è rabbia cieca che sfocia in un hardcore punk grezzo e potente, con tanto di voce straziata alla Converge, batteria sincopata alla Discharge e testi dritti on your face. Orientamento crust e sapore di vecchia scuola, nella sempre viva denucnia di un ossessionante controllo (Control, per l’appunto) e in un basso estraniante che in The Fumes porta in auge la disperazione metropolitana camuffata da distorsione. Potenti e decisi, i The Wound sono oscuri portatori di materia grigia punk, con tracce corpose e la denuncia sociale a portata di mano.

Last Eon

Before I Close My Eyes

Sergio Todisco e I suoi quattro alfieri sono una band che decide di arrivare al primo disco con la parsimonia shoegaze e il sapore di uggiose cavalcate post rock. Poliedrici e concentrati, in un mix di suoni eterei e di brani concepiti con cura i Last Eon mettono se stessi in un calderone sonoro figlio delle nostalgie alla Wilco e della bandiera dei Mogwai portata come vessillo. I Last Eon nascono a Cassino (provincia di Frosinone) dalle ceneri dei Shy Eon, e si concentrano ora in cinque tracce che partono da un titletrack sognante e ben articolata in poco più di dieci minuti di musica, continuando ad affermare la coralità degli strumenti e del post rock. The Wrong Song ne è l’esempio calzante, tra decibel che si alzano con le chitarre e suoni meno veementi che si affacciano ad una voce dal sapore pop. Un buon debutto, con i Last Eon che sul finale ripercorrono le strade del rock di Billy Corgan e l’acustico dei folk singer americani, con la conclusiva Strange open Spaces.

Moruga

Gallardo

IndieBox Music

Ritmi funk che si incrociano con un immediatezza crossover, i Moruga di Bergamo bruciano come nella loro copertina, che arriva dopo due anni di incubazione e una voglia di suonare carichi. La carica degli anni ’90 e dei HeadPe, scoperta con un piglio da ascoltatori di tracce heavy e da buoni amanti degli incroci. Grrovizzare il metal e funkizzare le armonie, con cantato in inglese e reef alla Satriani (Sound Of the wall), per divertirsi suonando ed esplorare la musica, anche con un taglio di post rock. Via dai social con la spinta di Hey!, per immergersi sino ai Primus e al loro amore per il basso nella politica anti-dittatoriale di Motorchina. Si rifugge dalla mediocrità, con un debut album voluto e plasmato sulle differenze “che stanno insieme” con i Moruga.

Andrea Alesse

recensioni@thefrontrow.it

 

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