Autori: Vintage Violence
Album: Senza barrè – piccolo intrattenimenti acustici
Label: Maninalto! Records
La violenza delle distorsioni lascia spazio a quelle che sono canzoni senza tempo, in un movimento acustico che si sposa con la rabbia e la voglia di mettersi in gioco dei Vintage Violence. Un terzetto conosciuto per le sue chitarre e la sua attitudine da rockers ora reinterpreta la sua essenza con suonate esclusivamente in acustico, dando vita ad un disco che rilegge le canzoni di un gruppo affiatato. Le canzoni acquisiscono così una vena poetico-politica, fuori dalla lettura leggiadra della chitarra acustica al servizio dei post-corteo e dei cortili universitari.
Un Nirvana umplugged in chiave italiana, ma con la consapevolezza delle loro forze e della loro coralità, con un animo giovanile e lo stile di Appino e soci che compare in maniera enorme in un disco che si ascolta da diversi punti di vista. Joy Division da cantare (infinito) accanto all’acustico mischiato con le tonalità anche elettriche e minimali, senza percussioni e con linee di piano sparse. Ecco i Vintage Violence che non ti aspetti, mentre una delle loro hit, premiata peraltro dalle organizzazioni ostili all’inutile revisionismo moderno (leggete il libro Nazitalia accanto all’ascolto del disco), scorre lucida. È Il processo di Benito Mussolini, in cui l’episodio storico è legato ai cori decisi del terzetto lombardo, vivo e scalciante anche in acustico con una tonalità da rockers politicizzati e profondi. Ancora linee di musica impegnata in Fuori dal partito, ballad da psicoanalista deluso dalla politica che rinsalda il legame con la tenuta combat-folk che si evince dal loro disco.
I Vintage Violence prendono così una pausa dai tappi con le orecchie e dalle distorsioni, per scaldare cuori e eleggersi poeti di strada, neopagani e post-apocalittici che dipingono la realtà con un timbro vocale forte e compatto, ma sempre col dito medi alzato. È gente che non “dà via il culo” e che non ha paura di esporsi, diamogli fiducia.
Andrea Alesse
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