Peluché
UNFORGETTABLE
One little indian
Un trio londinese da “leccarsi musicalmente i baffi”. Una proposta nuova che si arrampica lungo vette di bet elettronici e nuova scuola, condita da ritorni dub e sensualità. Provano e compongono in un capanno da giardino, per ammaliare con tiepide scomposizioni le vibrazioni di un lavoro molto sensibile al cantautorato femminile e alle jam sessions di pura libido inglese.
Londra è un enorme bagaglio di suoni da far propri, in un giusto mix che profuma di musica eighties con pezzi come After All (Touch my body) si riconosce in metafore che ricodano i glaciali islandesi dal cuore d’oro dal nome Samaris, come in To be a bird. Caleidoscopiche e sperimentali, amano darci dentro con la composizione che mischia lirismo e voci, con il tepore di una colorata riunione di famiglia a tre, che ogni volta, ogni traccia, ama essere diversa.
Un sax che sgorga da lontano (Sweet child), oppure una sinossi figlia di echi jungle, alle Peluché non fanno paure le mescolanze, neanche quando nella titletrack viene fuori un puzzle molto autoriale e classico, con un pianoforte denso e tutto da scoprire. Una passeggiata in un paradiso musicale variegato, questo è in estrema sintesi Unforgettable, in un mix di leggiadra miscela di musica anche cinematica (Is it gonna rain).
Uno spirito pop e una struttura canzone ambientale, che sulla distanza fi fa ascoltare altre prlibate pietanze della ditta Peluché, con l’intensa BRZDA. Uno nome da scoprire, perlomeno in Italia, promosso a pieni voti.
Andrea Alesse
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