The Yellow Traffic Light e il loro nuovo album “Worlds Within Walls”

Autori: The Yellow Traffic Light

Album: Worlds Within Walls

Label: WWNBB

 

Un freschezza devastante del suono, intrisa di matrice shoegaze e venature psycho-rock. I The Yellow Traffic Light non sbagliano e ci lasciano seduti ad ascoltare un album calibrato su venature e attenzioni di una spanna superiore alla media delle produzioni alternative del momento. Italiani, ma lanciati nel panorama internazionale, i quattro ragazzi di Torino amano lo shoegaze e una certa traduzione anni ’70 delle psycho band americane che si lanciavano in viaggi e alterazioni oltre la cortina del rock, per un mantra  che poi i The Brian Joneston Massacre hanno reinterpretato alla perfezione nel nuovo millennio.

Appena rientrati dal festival SXSW, uno dei più influenti e magnifici esperimenti di musica disseminata in ambiente cittadino che si è tenuto da poco ad Austin, Texas, i The Yellow Traffic Light producono con “Worlds Within Walls” un album maturo e sempre a tono con le loro frangette e l’animo disseminato di impulsi elettrici e sperimentazioni sullo stile rock psichedelico che li contraddistingue. Ritmi intensi e cantato giustamente anglofono, con suoni che si fanno vibranti e orientali nel viaggio del brano Care (Weird Bloom docet, ma senza grotteschi riverberi), e si nutrono di ritmi accattivanti e più dinamici in Everything you need, come se i Dico Drive avessero incontrato gli acidi e le letture di riviste tipo “Mondo beat”.

Il loro ultimo lavoro diventa così un disco che ama ricordarsi dei loro ascolti, con una personalizzazione che porta la band a immettere l’introduzione strumentale alla quinta traccia (dal titolo Intro, per l’appunto), prima di una pronunciata metafisica dell’acid rock in Sunset Mezzanine, e i nervosismi da inseguimento thriller in Silver Flum, a spasso con le convenzioni rock e le ritmiche dei Warlocks.

Molto bella è l’apertura di Flower of Yugao, sintetica come le successive interpretazioni di un brano che The Yellow Traffic Light suonano ricordandosi anche dell’importanza di vocalismi e effetti lisergici, prima di nuovi richiami alla cultura psicotica e alle visioni dilatate di Fukuoka no Future, dove le attenzioni ai particolari superano la diga e vanno a confluire in una finale possente.

 

Andrea Alesse

recensioni@thefrontrow.it

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