Lechuck, trio che suona oltre lo scontato con “Dovresti farlo adesso”.

Autore: Lechuck

Album: Dovresti farlo adesso

Label: Dotto/Scatti Vorticosi/Dreamingorilla Records/ Entes Anomicos/Brigate

 

Un trio, tre voci, una considerazione musicale che viene da dentro sé stessi. I Lechuck da Torino sono prima di tutto amici, e si lanciano in un nuovo progetto, dopo un concept album su Nikola Tesla e tanti km percorsi con le chitarre sulle spalle. I loro ritmi si frantumano lungo sonorità emo e post rock, con una scrittura evocativa alla PHP (Milano Hardcore historia) e un’attenzione alla sperimentazione di note che balzano all’improvviso come un temporale d’estate.

L’album, dal titolo “Dovresti farlo adesso” esce per la loro etichetta Dotto, insieme altre belle realtà underground che si sono prestate a questo lancio che si pregia di cd a tiratura limitata e un bell’artwork di Lucia Fiorani. Le liriche dei Lechuck odorano di Husker Du e di archetipi italiani emo come Gazebo Penguins, molto vicini nelle dichiarazioni della canzone Tubo. Le pulsioni del loro mondo vengono da una certa tensione dei rapporti personali, già lanciata nelle confessioni di un pezzo come molla, intrigante come le architetture sonore di una band che si lascia spesso andare a cavalcate emo-core di tipo lo-fi.

I Lechuck suonano quindi come una bella e genuina creatura italiana, importando lo stile indiretto dei racconti di vita, come i vecchi Frammenti, altra bella realtà da cui pesca il loro operato. In un brano come truffa semantica compaiono promesse e voce femminile, sino alle schitarrate e alle grida che si affacciano sul loro ritmo che prende una misura violenta sul finale, per fare headbanging e glorificarsi con i loro cori.

In mattonella le costruzioni sono psichedeliche, come calci nello stomaco cantati in italiano, mentre nella traccia successiva a cantare e suonare la chitarra è l’amico Solotundra, in un virgulto alt-rock cantautorale e melodico che parla di deliri e nascondigli alla Action Dead Mouse. I Lechuck non vogliono mai essere scontati, cercando di urlare in un modo mai comandato, cercando la strada solo con strumenti analogici e distorsioni gentili (stilema). Un viaggio sino in fondo, con il pezzo finale, dal titolo Colla vinilica, che li avvicina alla rabbia dei primi Ministri non convenzionali  e li fa apprezzare per la loro forma canzone tritata su ritmi che salgono a loro piacimento, con effetti che provocano reazione e gridano loro stessi Dovresti farlo adesso”.

 

 

Andrea Alesse

recensioni@thefrontrow.it

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