Artisti: Le Mura
Album: Sat Nam
Etichetta: Maciste Dischi
Ufficio Stampa: Sporco Impossibile
Brutti, sporchi e cattivi? Io direi anche giovani, divertenti e strenuamente cinici. Da Roma verso nowhere arrivano i Le Mura e il loro primo disco dal titolo Sat Nam. Sguaiati e tremendamente reali, i romani escono fuori dalla cantina rock e dalla tentazione ad essere la classica band brava che ascolti all’apertura dei concerti altrui. Irriverenti e cinici non lasciano scappare il guinzaglio del local rock’n’roll con spazi glam, puntellandolo con una sorta di cantautorato rock da brutto quartiere. Andrea Imperi guida il trio Proietti, Coreddu e Mirabella nel classico chitarra, basso e batteria, lanciando però liriche italiane dissacratorie e fortemente segnate dalla birra di borgata scesa giù per anni nei loro corpi. Attitudine e vocazione mi verrebbe da dire, seguite da melodie che rifiutano l’eccessivo uso di figure retoriche per sganciare siluri su irriverenze quotidiane e menefreghismo da puri rockers.
Tutto mi sta portando a te apre la porta del tendone rock con una intro alla The Horrors e una filastrocca da calzoni scuciti che poi finisce per portarti verso chissà quale donna (o uomo, a seconda dei gusti). Non sottovalutate Tilt, schizofrenia da Quadraro basement e polvere rocciosa che ha accenni sociologici (crisi sociale), ma che poi sfocia nel breakdown con un ritornello sanguineo. In La donna giusta compare Roberto Dell’Era (Aferhours e The Winstons) per segnare una scanzonata poesia di strada rock a colpi di fucile e ossessioni amorose.
Rock seventies in Tapis Roulant contro machismo dilagante e muscoli in bella vista, ed ecco che Le Mura si scoprono a fondo. Prendere e prendersi in giro, con Imperi che gioca a fare il Bugo de La prima gratta. Ci sono attacchi di panico alla blues rock in Tu non capisci niente Jack, scanditi da verve istrionica in una canzone tributo al nostro classico amico che vive sopra le righe e sopra le paranoie (stai li con la tua erba e zero guai), mentre l’ennesima delusione amorosa fa capolinea tra fuzz e rullante.
Bestemmierò chiude il cerchio magico del circo rock dei Le Mura, trovando in Lino Gatto (già con Dellera e The Winstons) il fedele aiutante per dimenticare con bicchiere alla mano e sax di sottofondo una delusione di cuore. Ritmi più bassi ma stessa tensione nei testi, in cui l’effetto loser è diverso da quello finto Beck, colpendo il midollo dei nostri.
Le Mura come una bella scoperta, dunque, e allora tutti insieme sguaiatamente e col cappello a cilindro: che cazzo mi frega, faccio yoga bum yoga (dalla seminale Che cazzo mi frega, che ascoltata dopo il lavoro in ufficio fa sempre bene).
Andrea Alesse