Elli De Mon, la recensione di Songs of Mercy and Desire

Elli De Mon

Songs of Mercy and Desire

 

Un tono abrasivo di blue elettrico indemoniato e una classe che trovare in giro è oggi sempre più difficile. Vi presento una One Woman Band che arriva dal Veneto e lascia tutti sbalorditi con un disco mescola blues punk, armonica di stampo folk, elettricità alla Vivian Girls e potenza espressiva in accordi secchi e ben congeniati.

Una delle novità più interessanti di quest’ultimo scorcio del 2018 insieme alle Tacobellas, per farci innamorare di donne “al comando”, soprattutto quando si parla di creatività vera e produzioni personale. Sulle rotte di un percorso personale che l’ha portata anche a diventare mamma, Elli De Mon, infatti, si rifugia in una musica che è vissuta come la polvere delle strade percorse. Tra la lirica di gente come Cat Power e le gradite sporcizie in accordi dei Dirty Trainload  troviamo un’artista che inizia con elettricità rock in Louise e si innamora poi di un folk blues apocalittico delle note di Let Them Out.

Invoca di mostrargli la strada e aiutarla in una valvola di sfogo blues punk dal titolo Elegy, perdendosi in un ciclone (Storm) che tira fuori i demoni di Seasick Steve e le schitarrate al vetriolo di una donna che combatte i suoi di demoni, con la musica chiaramente.

A completare il lavoro di ElliI De Mon, in cui troviamo peraltro una copertina molto espressiva con una sua foto in stile Sarah Moon, c’è il sax impazzito alla THE EX di una canzone che vale da sola “il prezzo del biglietto”. Parliamo di Wade The Water, nervosa ed elegante e anche molto sensuale canzone del lotto dalle 10 contenute nell’album, pericolosa come la vita stessa.

Un ultimo attracco verso la poesia è poi la traccia finale dal titolo Tony, storia di diavoli e partenze, appartenenze e biografie segnanti, in un blues incantevole e infinito.

 

Andrea Alesse

recensioni@thefrontrow.it

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