Autori: Big Mountain County/Lame
Etichetta: Annibale Records
Uno split tra due band energiche e dosate al punto giusto di garage rock e non solo: Big Mountain County (B.M.C.) e Lame. Due pezzi a testa per un vinile messo in pista dalla Annibale Records, etichetta situata a Firenze nata nel luglio 2015 grazie all’operosità di Luca and Mattia dei Go!Zilla, band di attitudine psichedelica che spinge acid rock e oltre dal 2012. Stiamo parlando di un’etichetta che ha pubblicato piccole perle in vinile, tra le quali Tudra dei The Abigails e Looking back in blue di Scott Yoder, proclamando in giro la verve istrionica di esotici e psichedelici garage rockers situati in tutto il mondo, pronti a invadere il bel pese e, in particolar modo, la capitale del rinascimento. E su questa precisa idea di suono è stato costruito anche lo split tra B.M.C. e Lame, due band che sprigionano un pellegrinaggio tra garage, pop- rock’n’roll e strutture psichedeliche, in un dodici pollici peraltro molto curato nell’artwork colorato e nella confezione.
Il lato A se lo sono aggiudicati i Big Mountain County, guerrieri dal sound sporco e volontariamente lo-fi. Nati a Roma nel 2012, sono 4 ragazzotti in preda ad accenti musicali situati a metà strada tra punk rock e il garage psichedelico. Un gruppo solido e difficile da contenere dal vivo, vista anche l’enorme mole di concerti che hanno toccato persino l’Europa balcanica. E chissà se in qualche lurido e selvaggio locale sotterraneo ungherese o polacco, tra lattine di birra rigorosamente in lattina, i nostri non abbiano già suonato Fun Fun Boogie e Breakable, i due pezzi dello split. Fun Fun Boogie apre con spirito alla Morlocks e riff garage di chiara velleità pop rock psichedelica. Fanno il resto cori irrefrenabili e piglio da motociclista di ritorno da una strada polverosa, per un viaggio che termina dritto dritto in casa di Fuzztones e compagnia bella. Breakable parte invece in maniera riflessiva e potrebbe venir fuori da qualsiasi compilation base degli anni ’70, con vibrazioni lisergiche e voce distante come in preda a un estasi, oltre a ritornello che scalfisce sopra il suono della chitarra e dei synth, pronti a riprendere vigore verso la cavalcata finale visionaria. Un brano lungo e denso (6 minuti e 31 secondi ), ma tutto da ascoltare.
Nel lato B ce le suonano i torinesi Lame, band collaudata che ha attratto musicisti da Cave Dogs, Two Bo’s Maniacs e Movie Star Jumkies. Primitività d’orgogliosa estrazione blues punk come nella migliore tradizione americana e tanto sudore sparso anch’essi nei molti live fuori dall’Italia. Ma si sa, la migliore musica difficilmente trova apprezzamenti in casa propria. What I have done è il primo dei due brani, per una canzone che apprezza melodia e canti del deserto, con enfasi psicotica e diretta. La seconda traccia da spazio a una cover: è Sixteen degli intramontabili Buzzcocks. Una rivendicazione in pieno stile, condita da distorsione e toni sporchi, allungati sulla batteria che suona una marcia su cui poi si sprigiona l’ira vocale con cui termina la canzona.
Testo a cura di Andrea Alesse