Non avevamo né soldi né label, e avevamo pensato di mollare.
Fortunatamente, così non è stato e i Superfood hanno dato alla luce Bambino, un nuovo album dalle ritmiche contagiose e dalla melodia produttiva. I figli funkeggianti della british Birmingham sono dunque tornati, come un fiume che risale dal mare verso le montagne fatte di sample accattivanti e sintetismi spesso tropicali. Dom Ganderton e Ryan Malcolm, ovvero i Superfood in carne e ossa, arrivano così al dunque dando un titolo curioso ad un lavoro altrettanto bizzarro e tremendamente giovanile.
È il potere di sentirsi giovani e di dare un senso alla fresca unione di una clash culture con bass sound e jungle culture, sempre condito da melodici voci alla Of Montreal, fortemente richiamati nella splendida Unstoppable. Un duo che non si può fermare ha bisogno di un attacco subito deciso, ed ecco allora Where’s the bass Amp farci tornare in mente i giochi di voce e i salti al gioco della campana musicale che Go Team! e company un tempo portavano avanti con gioia e vigore.
Dietro le facce giovani dei Superfood, comunque, troviamo anche una forma atletica indie –pop, evocata con effetti poliedrici in Natural Supersoul e trasportata verso la spiaggia dorata delle vibrazioni gentili.
Need a little spider mescola un groviglio di piacevolezze e amorevoli creature pop, con movimenti del bacino obbligati ad ogni cambio di passo.
Bambino è allora sempre più una creatura giovane e dinamica, che tra le attese di Raindance ( le CSS che incontrano l’indie pop) e passaggi ambient (Cis For Colour e Lov) fa bene il suo dovere con elettrorockers al seguito (Shadow e i dimenticati Hard fi non sono proprio lontani).
Prima della nostalgia di Witness, non bisogna perdersi il campionamento sexy di Double Dutch, bell’esempio della creatività aggraziata e tagliata col coltello da burro tra movida mentale dei de Superfood.
Andrea Alesse
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