PROMETTO, il nuovo brano del controtenore sopranista DiMaio

Un intimo pianoforte solista e i suoni della natura in un bosco aprono Prometto, il nuovo brano di DiMaio,  prodotto dal Maestro Carmelo Patti e realizzato dal regista Luigi Pingitore.

Nel videoclip, disponibile su Youtube, che vede la presenza del famoso scultore JAGO, DiMaio con la sua rara vocalità di controtenore e al contempo sopranista diventa colonna sonora di alcune immagini inedite dello scultore, registrate durante la realizzazione della “P I E T À”, una tra le opere più famose dell’artista esposta nei luoghi d’arte più importanti al mondo. JAGO è anche l’autore di “Habemus Hominem” che scolpisce all’età di 24 anni quando, selezionato da Vittorio Sgarbi per partecipare alla 54a edizione della Biennale di Venezia, espose il busto in marmo di Papa Benedetto XVI (2009) che gli è valso la Medaglia Pontificia. La scultura giovanile è stata poi rielaborata nel 2016, prendendo appunto il nome di “Habemus Hominem” e divenendo uno dei suoi lavori più noti.

 

Il brano “Prometto” conserva la natura classica del progetto dell’artista, evolvendosi verso sonorità moderne che si amalgamano in maniera organica al suono acustico e alla voce.

Prometto” è come una narrazione che parla di moderno raccontando il passato; la tradizione del canto unita alle sonorità attuali del pop che troviamo nell’apertura degli archi che si trasformano in synth elettronici e si inseriscono nell’orchestra in modo complementare. Il suono del pianoforte ci proietta in un ambiente sonoro intimo.

I ritornelli aprono a paesaggi sonori lontani.La ritmica dirompente dell’ultimo ritornello accompagna la forza della vocalità di DiMaio.

 

Con questo brano DiMaio ha quindi voluto proseguire il percorso di ricerca sonora già intrapreso con il suo precedente album, “Debut”, prodotto da Dardust e realizzato con la collaborazione del Maestro Carmelo Patti (direttore d’orchestra a Sanremo per La Rappresentante di Lista, Mahmood e Blanco e produttore di svariate colonne sonore importanti per Netflix) che ha curato la direzione musicale e gli arrangiamenti.

 

 

Chi è DiMaio

 

Classe 1978, DiMaio, al secolo Maurizio DiMaio, deve al Premio Oscar Luis Bacalov il coraggio di aver intrapreso la carriera di controtenore. Fu infatti il grande musicista e direttore d’orchestra argentino a notarlo nello spettacolo teatrale “Estaba la Madre”. Grazie alla formazione nel campo del teatro musicale e alla preparazione artistica e vocale acquisita negli anni di studio con i vocal coach Giuseppe Nicodemo e Fabio Lazzara, DiMaio è oggi l’unico artista contemporaneo capace di proporre una formula musicale tra passato e presente, con una vocalità in grado di annullare l’importanza del corpo, fondendo maschile e femminile in un gioco seduttivo teso all’impossibile tra musica e parole.

 

Inizia da giovanissimo, a 15 anni, grazie all’incontro con Mariagrazia Fontana, nota musicista nel panorama musicale italiano, DiMaio viene scelto come una delle voci soliste del coro gospel Sat&B. Con Mariagrazia Fontana nascono anche le prime collaborazioni televisive per Rai e Mediaset, nonché le prime produzioni discografiche come corista (Giorgia, Renato Zero, Lucio Dalla, Ornella Vanoni, Simply Red, Concato, Michael Bolton, Geri Halliwell).

Negli anni le influenze artistiche e le varie collaborazioni portano l’artista ad approfondire la sensibile passione per il teatro musicale ritrovandosi sul palco di noti musical e interpretando ruoli diversi per numerose produzioni.

 

Col tempo perfeziona la tecnica vocale e il canto barocco sotto la guida del maestro Giuseppe Nicodemo: da questi studi e dalla collaborazione con il maestro autore compositore Dario Faini (Dardust) (UNIVERSAL) nasce un progetto che lo porta ad incidere il suo primo album discografico firmando un contratto con Warner Music Italy e INRI Classic. Nel 2017 esce il suo primo Album “DEBUT” dove DiMaio esegue le più belle arie del repertorio Barocco unendole all’immaginario elettronico europeo. L’album viene distribuito anche in Cina.

Questo progetto lo presenta in una veste nuova che lo porta nei più importanti teatri nazionali.

 

Nel 2019 inizia la collaborazione con gli Apulia Cello Ensemble con i quali ha eseguito concerti di successo in Italia ed Europa.

Nel 2020 esce un singolo inedito di successo “BIANCO” che lo vede collaborare di nuovo con Dardust e Antonio Galbiati.

 

Grazie a rare doti vocali e a un attento lavoro di arrangiamento, DiMaio controtenore contro i pregiudizi (così è stato definito) è pronto a guidarci in un universo musicale senza eguali combinando l’ambizione di misurarsi con sonorità pop classiche e l’audacia necessaria per fonderle con i moderni suoni contemporanei nel nome di un’estetica che fa del linguaggio musicale CROSSOVER un punto di forza.

 

Note di regia, Luigi Pingitore

 

Devo partire sempre da un’immagine. Qualunque sia il lavoro che affronto, tutto deve nascere da una primissima immagine partorita dall’inconscio. E la prima immagine che mi ha illuminato, man mano che mettevo a fuoco la sorprendente unicità della voce di DiMaio, è stata quella di una coppia uomo-donna che vagabonda in un bosco – la foresta delle favole, il giardino dell’Eden? – non aveva importanza. Ma l’uomo e la donna non dovevano semplicemente muoversi; dovevano danzare. Qualche volta sarà l’uomo a prendere su di sé la donna per trascinarla. Altre volte sarà la donna a chiamare a sé l’uomo. La loro danza è quella di due creature sciamaniche, che nei movimenti del corpo cercano una connessione con il mondo circostante. Ed è questa la promessa che si fanno.

 

Mentre loro proseguono in questo attraversamento ritmico, vediamo un uomo (Jago, raccontato all’inizio per lo più in dettagli ravvicinati) che colpisce con tutti gli strumenti che ha a disposizione un grande blocco di marmo. All’inizio non sappiamo cosa sta facendo o quale figura emergerà dal marmo. E mentre accadono questi due eventi, in un’altra dimensione Dimaio nel suo spazio altro – come un Dio che tutto sorveglia – compare in primissimi piani e dettagli – mentre canta alcune strofe del suo brano.

 

Questi tre momenti sono legati da una successione inconscia. Il cantante ripete con le mani alcuni gesti dello scultore, lo scultore plasma una figura che alla fine i ballerini imiteranno nella postura. Uno e trino. Unità e circolarità. L’ultima immagine mostra esattamente questo: la Pietà di Jago si “sovrappone” all’uomo e alla donna, e ne svela la perfetta Simbiosi”.

 

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