Lo sapevamo, non ci sarebbe stata alcuna possibilità di annoiarsi. Ma passare da “mi aspetto qualcosa di diverso” ai fuochi d’artificio tra il pubblico e ai fumogeni, devo dire che mi ha provocato una certa esaltazione.
È successo, Pop X ha insanguinato il Carroponte di Sesto San Giovanni, tra gli increduli atteggiamenti dei corpi di sicurezza e il baccanale collettivo messo in pedi dal circo situazionista di Davide Panizza e soci. Un videogame collettivo, interattivo e elettro punk, dove la provocazione regna suprema come le poche note volontariamente suonate dal genio ancestrale Pop X, più attento all’estetica e al sollazzamento sonoro che alla metrica e al controllo dei decibel (dopo un’ora e 45 minuti di sballo, il nostro non voleva scendere dal palco).
Un pubblico giovane corre impazzito e a torso nudo, divertendosi e denudandosi spesso delle magliette celebrative di froci della Nike, canzone tolta dalla scaletta serale per fa spazio a enormi pulsioni di cassa che ricordano colonie di ravers dietro la porta di casa. Per semplificare la cosa, vi dico che se avete intenzione di andare a vedere i Pop X vi dovete aspettare più o meno questa scena: Panizza al mixer e alla voce, un grosso schermo dove sono proiettati dei videogame con personaggi della saga Lesbianity (titolo dell’album), tre o quattro agitatori, tra cui il fido Luca Babich, che tra il pubblico seminano il panico e sul palco suonano(?) un fusto di birra o addirittura uno skate.
È la massificazione della disco associata ad un gusto non sense in cui vengono fuori istinti primordiali dell’uomo, catturati come in un viaggio verso il tempo all’indirizzo di Violentami di Jo Squillo, mentre correva l’anno 1981. Tra i brani, Sparami e Missile padroneggiano cantati aa squarciagola, dopo i fumogeni iniziali del rito Pop X, preludio ai fuochi sparati tra il pubblico mentre non capisci dove ti trovi e hai dovuto anche lasciare l’accendino all’ingresso a causa delle regole di sicurezza.
Per il solo dovere di cronaca, se non c’è stato spazio per il tormentone froci della Nike, abbiamo trovato dentro la serata altri grandi classici del teatrale Pop X, quali Madamadorè e Prete, conditi da atteggiamento sexy e parole storpiate sul telo di proiezione. Glisso su Secchio pe rnon apparire banale, ma avreste dovuto cantarlo con noi al Carroponte.
Se un tempo si cucinava pasta per fare avanguardia (mitici Skiantos a Bologna rock 1980), oggi è Pop X a dettare la linea della demenza costruita, impossibile da ripetere ma godibile all’infinito.
Grazie a Giulia Binosi e Carroponte per l’invito.
Testo a cura di Andrea Alesse