L’ icona punk sboccia tra le rovine in poesia e musica
Martedì 3 settembre siamo stati spettatori di un evento straordinario nel cuore di Ostia Antica. Patti Smith, l’icona indiscussa della musica rock, ha reso un omaggio vibrante a Pier Paolo Pasolini con lo spettacolo “Pasolini and the Sea”. Un concerto dove passato e presente si sono fusi, unendo musica e poesia in una celebrazione intensa.
In un contesto carico di emozione, Patti ha esplorato il suo legame profondo con Pasolini, brutalmente assassinato proprio a Ostia nella notte del 2 novembre 1975. Con Jackson Smith alla chitarra, Tony Shanahan al basso e tastiere, e Seb Rochford alla batteria, la sacerdotessa del rock ha dato voce alle parole del grande poeta, mescolando brani indimenticabili a testi e versi pasoliniani.
La sua presenza sul palco continua a irradiare un fascino inconfondibile. Immersa nella storicità del sito archeologico, Patti ha incantato il pubblico con una voce potente e un carisma travolgente. Ogni nota risuonava tra le rovine antiche come un canto senza tempo, mentre le sue parole creavano un legame intimo con chi ascoltava. Vestita semplicemente con jeans, maglietta e giacca da uomo, ha incarnato l’essenza ribelle e delicata di un’artista che sfida le convenzioni con grazia.
Patti non si è limitata a eseguire il suo repertorio, ma ha voluto celebrare la poesia di Pasolini, creando un incontro magico fra musica e letteratura. Questo legame ha tolto il fiato agli spettatori, trasformando l’evento in un dialogo tra epoche, un momento che rimarrà impresso nella memoria dei presenti.
Ogni brano iconico – Pissing in a River, Because the Night, Ghost Dance, Dancing Barefoot – era un richiamo alla libertà, alla ribellione, a un mondo che chiede di essere sentito.
Oltre i suoi brani indimenticabili, l’interpretazione di Summertime Sadness ha toccato le corde più profonde del pubblico, mentre Patti rendeva omaggio a Lana Del Rey, visibilmente collegata a una visione artistica condivisa. La sua rivisitazione molto personale di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana ha aperto un’ulteriore dimensione, conferendo alla serata un senso di rinascita, come se Patti volesse passare il testimone alle nuove generazioni. La band da sola invece si è lanciata in una cover personalissima di Fire di Jimi Hendrix.
Le poesie di Pasolini, recitate con un’intensità palpabile, si intrecciavano con le note di una musica che sembrava risuonare dalle profondità del cuore. Il profondo legame con il defunto marito Fred “Sonic” Smith traspariva in ogni dedica, un omaggio di amore che ha fatto vibrare l’aria, rendendo palpabile l’emozione. La presenza del figlio Jackson alla chitarra ha aggiunto un ulteriore strato di commozione, come se il passato si fondesse con il presente in un abbraccio sonoro.
Il bis ha riservato una doppia emozione: sul palco è salito Thomas Raggi, il chitarrista dei Maneskin, dando vita a un’intensa versione di People Have the Power. Questa sinergia tra diverse generazioni di artisti ha raccontato una storia di continuità, un richiamo all’attivismo e alla speranza che ha sottolineato con forza il senso di questo brano, restituendo nelle mani della gente il potere di cambiare le cose.
La serata si è conclusa non solo con l’eco degli applausi, ma con la consapevolezza di aver vissuto qualcosa di più di un semplice concerto: un rito che ha unito comunità, musica e poesia in un’esperienza indimenticabile. Patti Smith ha dimostrato infatti ancora una volta di essere molto più di un’artista. È un simbolo di lotta, amore e autenticità, un faro luminoso nel panorama del rock, che non può non lasciare un’impronta indelebile su chi ha avuto il privilegio di ascoltarla.
Nella calda serata d’estate, tra le rovine silenziose di Ostia Antica, Patti ha portato la sua poesia e il suo spirito ribelle, intrecciando le note musicali alla storia di un luogo che racconta epoche lontane. La sua silhouette, incorniciata dalle antiche colonne e dal cielo stellato, evocava una trascendenza, dove passato e presente si fondevano in un unico canto di libertà.
L’atmosfera magica del Teatro Romano con le pietre consumate dal tempo, testimoni di storie di vita e sogni infranti, hanno accolto le parole di una donna che ha trasformato la propria esistenza in un inno all’arte e alla consapevolezza. Con la sua voce, Patti ha delineato paesaggi emotivi, conducendo il pubblico in un viaggio interiore, perché la notte , oltre che agli amanti, appartiene alla musica
Articolo e foto di Ginevra Baldassari
Ringraziamo Laura ed Enrico di International Music and Arts