Descrivere un concerto di Ornella Vanoni può essere la cosa più facile del mondo, così come la più difficile.
La più facile perché Lei, oltre ad essere una splendida cantante, è anche una donna dall’ironia infinita. Racconta tutti i brani che interpreta, anche i più malinconici e struggenti, riuscendo sempre a trovare una chiave ironica senza sminuire il valore del brano stesso. La più difficile perché quando si assiste ad un suo concerto si rischia davvero di rimanere senza parole.
Questa sera al Teatro Toniolo di Mestre si è assistito ad uno spettacolo senza tempo. Ornella Vanoni, in versione jazz, accompagnata da Roberto Cipelli al piano, Bebo Ferra alla chitarra e da Piero Salvatori al violoncello, interpreta tutti i suoi grandi classici, e si concede anche qualche piccola perla straniera. Splendida e intensa la sua versione di Sorry Seems To Be The Hardest Word di Elton John. Molti i brani di Gino Paoli, introduce Lunga Storia D’Amore dicendo “facciamo guadagnare un po’ di soldi a Gino”, ma ci sono anche Mi sono innamorata di te, Senza Fine descrivendola come il suo ritratto, e molte altre. Introducendo Raindros Keep Falling On My Head si lascia andare a degli apprezzamenti su Paul Newman e Robert Redford “sono bassi di statura, ma di fronte a due belli come loro si può anche sorvolare”. Non si lascia andare all’ironia quando omaggia Lucio Dalla cantando una splendida versione di Caruso. Lucio era un cantante unico, afferma, e anche a fine carriera non si ripeteva mai. Intensa anche la versione di Vedrai Vedrai di Luigi Tenco.
I suoi musicisti la accompagnano egregiamente e la assecondano nelle sue battute. Il maestro Cipelli la segue in maniera impeccabile, anche quando cantando improvvisa delle personali variazioni.
Concerti così se ne dovrebbero vedere molto più spesso.
Si ringrazia www.venetojazz.com.
Testo e Immagini a cura di Diego Feltrin
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