Megàle, la recensione di IMPERFEZIONI

Megàle

IMPERFEZIONI

Area51 Recods

 

Il progetto Megàle nasce nel 2017, ma Stefania Megale e Francesco Paolino, in realtà, suonano insieme da tempo, e arrivano ora a creare sontuose aperture in stile acustico folk, con un album che è un rincorrersi su storie cantate con musica d’autore.

Duo di musicisti consapevoli, i Megàle ci parlano con la voce e il sax (ma anche synth, clarinetto e sega musicale) di Stefania e gli strumenti molteplici di Francesco. Polistrumentisti e artefici di un disco intellettuale, che si lega alla migliore tradizione odierna di cantautorato italiano artistico, in stile Gustavo e Sarah Stride.

I testi sono consapevoli come loro, e ci parlano di benessere superfluo, immobilità, e, naturalmente, imperfezioni. Le imperfezioni sono dappertutto, e dappertutto ci sono le immagini che i progetto Megàle evocano con strumentazioni originali e piglio folk baritonale in diverse canzoni come  Stato di Quiete, brano che ricerca quiete e pazienza in lunghi arpeggi di batteria new wave e chitarre estranianti.

Chitarre diverse da quelle di Dormi Veglia, in cui ci si trova in una fiaba in stile Nada che si aiuta con pizzichi acustici e vocalismi teatrali, prima di un pezzo come Mormora la luna che riaccende i fiati con molta personalità e tensione musicale, con una vena avant-jazz alla The Tann Trio che corre dietro la psichedelia.

Un album che evoca poesia e musica d’autore, da Bologna (loro luogo di vita), verso le campagne e la fuga insieme ai viaggiatori onirici da loro evocati che tanto ci piacciono.

Andrea Alesse

recensioni@thefrontrow.it

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