LeadtoGold, ecco la recensione del loro disco e la loro intervista

Autori: LeadtoGold

Album: S/T

Label: Weapons of Love Records

 

Un terzetto eclettico e molto interessante, i LeadtoGold mietono musica a suon di un elettronica triturata su di un trip-hop interessante e piacevole, che trasuda di freschezza e sincerità. Tra synth pop e marce di un eleganza fatta di intermezzi tra voci maschili/femminili, i nostri intavolano un dialogo che portano a compimento nel loro omonimo disco di tredici tracce. I Cumbawamba meno chiassosi e i Bran Van 3000 (Where’d you run), incontrano una buona scrittura che si fonde con un inglese fluido, con in mezzo al disco degli intermezzi che spezzano il gioco elettrico e a tratti sensuale (Millionaire), ma anche divertente e sicuro di sé in brani come 2.57.

 I LeadtoGold respirano anche melodie alla Beatrice Antolini in Ebony, fondendosi in un gioco elettronico che premia la loro unione di tre intellettuali della musica moderna, ispirati da un suono universale e anche molto personale.

Leggete di seguito la nostra intervista e conosceteli meglio-

  1. I LeadtoGold suonano per me come una fresca novità, tra elettronica e ritmo architettonico trip-hop. Mi spiegate un po’ il vostro progetto e come nascono i suoni?

Grazie innanzitutto per le belle parole spese per descriverci. LeadtoGold è un progetto a metà strada fra producer e band: solitamente nasce tutto in “studio”, da pc, poi si sviluppa strumentalmente in sala prove. Quello che ricerchiamo in queste fasi è associare sempre a delle linee melodiche “attraenti” e con bassi profondi, una sorta di elemento “sporco”, quasi di disturbo: una nota dissonante, un synth molto saturo o una distorsione di chitarra “acida”. Che è poi in un senso più profondo il messaggio che vogliamo trasmettere: l’inquieto, il nevrotico, l’alienazione dietro un velo di filtri Instagram e chirurgia plastica.

  1. L’artwork dell’omonimo album mi incuriosisce molto. Sapreste dirmi cosa richiama e se ha un legame con le vostre ritmiche?

Il concept dell’artwork è stato sviluppato insieme a un caro amico, Paolo Longhitano, grande cultore ed esperto di moda. Volevamo qualcosa che avesse una forte connotazione glamour e sensuale se vogliamo, ma che, come nel caso della nostra musica, celasse qualcosa di inquieto. Il risultato finale credo si sposi in pieno con quanto abbiamo cercato di fare musicalmente e incontra perfettamente lo stile del disco proprio per via di questa sua duplice natura, glamour/sporco.

  1. Tra spirito barocco e intellettuale, la vostra musica ha una composizione autobiografica?

Ogni canzone fa riferimento a un nostro vissuto o una nostra sensazione, ma a volte, per enfatizzare il messaggio, siamo ricorsi alla forma racconto come nel caso di Eurotrash, ovviamente, altrimenti sarei un pazzo serial killer e perverso. Ma anche 2:57 segue lo stesso processo creativo così come Millionaire. Racconti che traggono ispirazioni dalla letteratura o dalle cronache per veicolare meglio un messaggio e creare una sorta “mondo” LeadtoGold.

  1. I LtG trovano ispirazione nella musica moderna? E nel panorama italiano?

Troviamo molta ispirazione dalla musica moderna, ma onestamente più a livello internazionale. Non per snobismo o perché il panorama attuale italiano non abbia delle proposte valide, tutt’altro; è solo che cerchiamo di percorrere una strada diversa, una strada che sentiamo rispecchi di più la nostra “urgenza”. Durante la fase di arrangiamento e missaggio abbiamo ascoltato artisti e generi fra i più disparati: dal pop internazionale all’Industrial, al rap di Kendrick Lamar o alla deep house. Ultimamente poi siamo molto in fissa con questa ondata nu-jazz con artisti come Thundercat, Badbadnotgood o Hiatus Kayote; roba che secondo me ha influenzato parecchio anche l’ultimissimo disco degli Arctic Monkeys.

Andrea Alesse

recensioni@thefrontrow.it

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