Il metalcore dei Killswitch Engage ha infiammato l’Alcatraz!

Pochi mesi fa è uscito il nuovo disco degli americani Killswitch engage dal titolo  incarnate, il secondo dopo il ritorno di Jesse Leach alla voce datato 2013.
La band americana, punto di riferimento per il metalcore del Nuovo Millennio, sta affrontando un tour europeo insieme a diverse band come August Burns Red, Atreyu e Bury Tomorrow.

Purtroppo gli Architects hanno dovuto declinare l’invito a causa dei seri problemi familiari di un membro della band.
Ad Aprire la serata ci sono i britannici Bury Tomorrow. La band ha il duro compito di scaldare il pubblico che lentamente sta entrando nell’Alcatraz di Milano. Il loro è un classico metalcore che cerca di far breccia nel pubblico, che inizialmente sembra un po’ freddo nei loro confronti, per poi sciogliersi verso la fine del loro show.
Alla lunga il loro stile non ha molte variazioni risultando molto spesso noioso e molto simile a tanti altri gruppi del genere.
Scenicamente sembrano un po’ freddi sul palco e non basta richiamare il circle pit per far breccia nel pubblico, ma ci vuole ben altro.

Ora tocca ai californiani Atreyu.
Dieci anni fa con l’album Lead Sails Paper Anchor riuscirono a farsi conoscere in tutto il Mondo facendosi apprezzare soprattutto in versione live, come successe ad esempio in Italia con una memorabile performance al Rainbow Club nel 2007. Dopo l’uscita di quel disco si sono un po’ persi per poi tornare a far parlare di se intorno al 2014 dove sono tornati in studio per registrare un nuovo disco uscito nel 2015.
Come già detto prima sono principalmente una live band e anche durante il loro set classico da 45 minuti hanno fatto di tutto sia sul palco che nel pit. In primis è stato Marc McKnight ad andare a suonare il basso nel mosh pit seguito a sua volta da Alex Varkatzas. I punti più altri sono chiaramente quando la band esegue brani tratti da Lead Sails Paper Anchor come Becoming the Bull  e soprattutto con Blow.

Dopo la recente esibizione al Rock the Lahn di Merano, dove hanno condiviso il palco con i Dropick Murphys, ecco salire sul palco gli August Burns Red. La band proveniente da  Lancaster  è una delle band più in crescita del genere tanto da ricevere delle nomination ai Grammy awards. Il loro metalcore è molto semplice e non subisce molte variazioni sul tema.
Ci sono pochi brani con l’inserimento della voce melodica, con la voce del cantante Jake Luhrs a farla da padrone.
Hanno mantenuto lo slancio per tutto il loro set, e lo stesso vale per la folla sempre pronta ad eseguire continui circle-pit.

Ecco finalmente arrivato il momento più atteso: i KSE.
Il ritorno di Jesse Leach nel 2013 ha rivitalizzato tutti i pionieri e fans del metalcore che ha riempito gran parte del locale milanese. La band è qui per presentare la loro ultima fatica Incarnate uscito nel marzo di quest’anno. Il disco ha subito suscitato scalpore, tanto da essere indicato subito come uno dei migliori album del 2016.
Questa sera I KSE hanno messo in piedi un set metalcore di dimensioni epiche riprendendo alla perfezioni i brani del nuovo disco come Strength of the Mind. La presenza scenica di Leach è incredibile, corre da una parte all’altra del palco andando anche sulle transenne a cantare per sentire più vicino il calore del pubblico. In brani come Fixation on the Darkness si vedono dei mosh pit incredibili che hanno fatto tremare l’Alcatraz di Milano in perfetto stile hardcore.
Oltre ad Jesse tutta la band partecipa attivamente allo show come il grande Adam Dutkiewicz e Mike D’Antonio al basso.
C’è anche un piccolo siparietto che ha visto come protagonista Justin Foley. Visto l’avvicinarsi della data del suo compleanno, tutta la band ha deciso di cantargli un Happy Birthday regalandogli anche una bottiglia di Whiskey.
Dal vivo i brani dell’era  Howard Jones  risultano più incisivi e senza sbavature. Jones dal vivo faceva fatica in più delle volte, mentre Jesse è una macchina da guerra.
Il pubblico è in delirio per ogni canzone e quando il concerto termina dopo l’esecuzione di In Due Time, ultimo singolo da Disarm the Descent, è soddisfatta nonostante l’ora scarsa della durata del concerto.

Uscito dall’Alcatraz c’è la sensazione di aver partecipato ad uno show incredibile e mi dispiace e non ho nulla da togliere ad Howard Jones ma Jesse Leach, soprattutto in versione live è dieci spanne superiore.

Un ringraziamento particolare a Live Nation per l’invito

Foto di Stefano Cremaschi e testo di Carlo Vergani

Killswitch Engage

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Atreyu

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