Troviamo un modo per essere contenti, intervista ai Tersø

Tersø è un collettivo dalle forti tinte elctro pop, soffice come una giornata di sole invernale e denso come un synth scavato nel cuore. Nasce a Bologna nell’inverno del 2016 dall’incontro tra Luca Ferriani, Alessandro Renzetti, Alessio Festuccia e Marta Moretti.

Tersø è quindi musica elettronica, testi in italiano e sample vocali. L’Altra parte (il primo EP) è uscito a Marzo 2017 per l’etichetta italo-canadese Locale Internazionale., ed ora tocca all’album Fuori dalla Giungla , che sce per l’etichetta Volcano il 22 febbraio.

Fuori dalla Giungla è stato scritto, suonato e registrato da Tersø tra la primavera e l’inverno 2018. Mixato da Marco Caldera tra gennaio e febbraio 2018 presso Vulcano Studio, Bologna. Masterizzato da Giovanni Versari nell’inverno 2018 presso La maestà Mastering Studio, Tredozio (FC). Il progetto grafico & Artwork è a cura di Studio Frames (BS).

In attesa dell’uscita di Fuori dalla Giungla abbiamo fatto quattro chiacchiere con Marta.

Partiamo dall’inizio. Come si formano i Tersø? E quali sono le loro influenze più significative?

Ci conosciamo già da diverso tempo e tre anni fa abbiamo avuto l’idea di Tersø. Venivamo tutti da progetti molto diversi e, un po’ per caso forse, le influenze che avevamo singolarmente in quel periodo ci hanno portati a voler provare a scrivere unendo sonorità elettroniche a testi in italiano e così sono nati i nostri primi pezzi. Un po’ tipo un esperimento! Le influenze sono diverse: nominiamo sempre Fka Twigs oppure Jon Hopkins, Lorde ma anche Luigi Tenco o il rap cantautorale di Dargen D’Amico

Torniamo al vostro album. Tutti fuori dalla giungla, oppure tutti dentro alla giungla? Nel senso, usciamo dal contesto della quotidianità malata oppure restiamo nel mucchio e la cambiamo? Spiegatemi il titolo del vostro lavoro.

Ma guarda infatti è proprio questo il punto, nelle canzoni che compongono l’album raccontiamo situazioni o visioni diverse, in alcuni casi scappiamo in altri restiamo. Fuori dalla Giungla simboleggia più uno stato d’animo una sorta di “hey devo trovare un modo per essere contento”, che poi per farlo debba scappare lontanissimo oppure restare qui dipende da me.

C’è una traccia più significativa delle altre?

Teniamo molto a tutti i pezzi, però, forse, Le Frasi è quella che contiene meglio il significato che lega poi tutti gli altri. È il pezzo che apre il disco e l’abbiamo pensato come una sorta di manifesto in cui ci sono tutte quelle cose che non ci piacciono per niente, dalla corsa a comprare per forza qualcosa durante i saldi ai gps sempre accesi nei telefoni, quelle cose che alla fine facciamo tutti ma che se ti fermi a pensare a volte non ti ricordi nemmeno bene perché.

Ci sono state novità o cambiamenti rispetto ai vostri primi lavori?

Un po’ si e un po’no, nel senso che il cuore è sempre quello ma nel frattempo sono passati due anni e siamo cambiati noi con tutte le cose che come singoli abbiamo preso o perso per sempre. Si sono aggiunte nuove influenze musicali ma anche film o libri o posti in cui siamo stati e che non avevamo mai visto, la vita che succede e che si riflette poi in ogni cosa che fai.

Come avviene la composizione del vostro suono? Come si forma la vostra eleganza pop?

Partiamo sempre da un’idea che può essere un piccolo loop, un’improvvisazione nata per caso in saletta o un’idea di testo e poi la sviluppiamo. Lasciamo che le canzoni prendano forma in maniera naturale rispettando il flusso che l’idea ha al suo interno, non necessariamente dobbiamo finirla, alcune restano solo un’idea altre si finisco quasi da sole nel giro di qualche giorno.

Andrea Alesse

recensioni@thefrontrow.it

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