Biografia
Filippo Ferrante, è un cantautore pugliese, attivo già da diversi anni nel panorama musicale italiano. Proviene da differenti esperienze artistiche legate, tutte, da una grande passione per la musica, dall’espressione di un’identità artistica e vocale unica, e da un sound ibrido tra pop-rock anglo-americano, cantautorato ed indie italiano.
Il suo primo singolo, “Dentro te”, viene trasmesso per più di quattro mesi in alta rotazione da diverse radio ed emittenti video musicali nazionali con la partecipazione al Battiti Live nel 2008. Nel 2013 Filippo realizza il primo album con la produzione artistica di Diego Calvetti, dal quale viene estratto il singolo “Volerò”.
Nel 2015 escono due nuovi singoli: “Tutto l’amore che ho dentro“ e “Nuovi giochi“. Quest’ultimo raggiunge un ottimo piazzamento nella classifica italiana dei singoli indipendenti più trasmessi e graditi alle radio.
Nel 2016 escono i brani “Un’altra corsa” e “Cosa resterà“, brano che è stato inserito nella top 100 dei singoli più ascoltati dell’estate di quell’anno.
Tra il 2018 e il 2022 pubblica una serie di brani “A testa in giù“, “Come l’inverno e le fragole”, “Il disordine che ti appartiene” con cui ha ottenuto importanti passaggi radiofonici all’estero (in particolare in Repubblica Ceca) e il brano “Mescolerà” con cui ha ottenuto più 50 mila streaming Spotify in pochi mesi e numerosi passaggi radio. Chiude il 2022 con il brano “Orsetti blu” e inizia il 2023 con “L’orizzonte delle mie paure”.
“La sola risposta” è il nuovo singolo di Filippo Ferrante in rotazione radiofonica dal 15 settembre 2023 estratto dall’ep “La formula della trasformazione”.
INTERVISTA
In questa intervista, esploreremo il percorso artistico del cantautore pugliese Filippo Ferrante, scopriremo insieme a lui i momenti più significativi della sua carriera e il suo nuovo lavoro discografico “La formula della trasformazione”, un viaggio sonoro che celebra l’importanza dell’amore come forza capace di sanare ogni conflitto o disagio, che ci spinge ad abbracciare noi stessi con tutte le nostre contraddizioni e ci ispira a trasformare i momenti difficili in opportunità di crescita.
Ciao Filippo e benvenuto su the front row. Come prima cosa presentati
Sono un cantautore pop-rock d’autore. La musica è presente nella mia vita da sempre. Ho iniziato a suonare la chitarra classica all’età di 7 anni. La melodia e l’armonia nelle canzoni mi hanno sempre affascinato ed ho iniziato pian piano ad avvertire l’esigenza di creare qualcosa di mio. Ho scritto così le prime melodie e i primi testi fino ad appassionarmi anche al canto e a fondare la prima band. Con la band ho potuto maturare l’esperienza di incidere un album e confrontarmi con il mondo dell’industria musicale. Dopo la band ho iniziato un progetto solista di brani con un taglio più cantautoriale ricercando di affinare sempre più uno stile personale dalla scrittura alla tecnica vocale per arrivare alle produzioni, sound ed arrangiamenti
È da pochi mesi uscito il tuo ep “La formula della trasformazione”: ce lo racconti?
L’idea dell’EP “La formula della trasformazione” è nata in primavera 2022, in un periodo di scrittura molto prolifico. Assieme al mio team abbiamo prima lavorato alla stesura di provini su più di 20 brani e poi ne abbiamo fatto una selezione ad hoc per la produzione del disco. La particolarità è che il disco ha un filo conduttore che ritroviamo un po’ in tutti i brani e che è un po’ racchiuso nel suo titolo, “La formula della trasformazione”. L’album vuole raccontare che quelle che sono le nostre fragilità possono aiutarci a riscoprire le nostre vere risorse e punti di forza.
Qual è stata la prima cosa in assoluto che hai mai registrato?
E’ stato un arpeggio al piano che girava su poche note e fondamentalmente su tre accordi. All’epoca avevo poca conoscenza di armonia musicale quindi mi venne così dal nulla, “ad orecchio” e mi lasciai guidare ed affascinare da questa melodia che ero riuscito a creare. Lo registrai, così, sul primo supporto utile che mi ritrovai in casa: un vecchio mangianastri.
Quale tua canzone consiglieresti a chi non ti ha mai sentiti?
“Un’altra corsa” perché è una canzone che racconta di un viaggio e ti ci può portar dentro. E’ una storia che può aiutare l’ascoltatore a comprendere il mio “Mondo” artistico e forse a riconoscersi a tratti nello stesso percorso, per ritrovare delle nuove chiavi di lettura su determinati eventi che hanno caratterizzato la sua vita.
Qual è finora il momento più bello e/o importante della tua carriera artistica?
Degno di nota può essere l’album prodotto con Diego Calvetti nel 2011. Come esperienze live, invece, in cima a tutte metto il “Battiti Live” che nel 2008 mi ha permesso di raggiungere una discreta popolarità nel Sud Italia, e di partecipare ad un tour molto prestigioso, con un brano suonato dai principali network in Puglia e non solo.
Cosa deve aspettarsi il pubblico che assiste al tuo live?
Deve aspettarsi di ritrovarsi con sè stesso, come davanti ad uno specchio. Godere di brani piacevoli ed orecchiabili, dei piccoli viaggi interiori ed andarsene a casa con una sensazione di leggerezza per aver scoperto qualcosa di nuovo e dunque con qualche domanda e riflessione in più da farsi l’indomani.
Un tuo parere sulla scena italiana e suggerimenti per accrescere il movimento underground sempre più affollato; inoltre vorremmo che ci indicassi quali sono, secondo te, i migliori gruppi italiani del momento.
Penso che oggi non sia facile emergere nella musica come lo era però anche anni fa. Tuttavia, sono rimasto sempre dell’idea che il “fare” porti a crearsi pian piano uno spazio in questo Mondo. Il “fare” per me è l’azione che trasforma in maniera rapida un’idea in qualcosa di concreto. Quindi è tutto ciò che c’è dietro allo scrivere nuove canzoni, sperimentare e perché no anche al “cannare” qualche brano o produzione. Molte carriere dei cantautori più affermati oggi in Italia e nel Mondo hanno vissuto un’esperienza simile, che dunque dal basso li ha portati sempre più su con un alternarsi di discese, risalite e poi ancora nuove discese, hit di successo e qua e là anche dei flop. È un po’ come la vita. Credo che un’artista non possa affermarsi solo con buona dose di popolarità, senza sporcarsi le mani. I gruppi migliori per me sono quelli che associo a bei momenti e ricordi del passato e che stimo tutt’ora guardandone il percorso e la crescita. Non sono, dunque, band di “primo pelo”. Tra tutte direi: Negramaro, Le Vibrazioni, I Ministri.
Ultima cosa: lascia un breve messaggio di saluto che possa anche convincere le persone ad ascoltarti.
Saluto in modo speciale tutti i vostri lettori e ascoltatori. Li invito a seguirmi sulle mie pagine social Filippo Ferrante (Instagram, Facebook, Youtube, Tik Tok, Spotify). Restiamo sempre appassionati e lasciamo che la vita abbia impatto su ciascuno di noi facendo tesoro di tutte le nostre esperienze.
Un ringraziamento a Red&Blue – Music Relations
Intervista a cura della redazione