La 27esima edizione il Festival Beat torna, dal 26 al 30 giugno 2019, ad alloggiare in quella che è la sua casa dal 2007, Salsomaggiore Terme.
Rock and roll della miglior specie, band di culto in arrivo dagli States e dall’Europa, per una tradizione che ogni anno attira a sé stranieri da tutto il mondo e un pubblico variopinto ed esterofilo che da tutta Italia si concentra in una cinque giorni che sopravvive alle mode e all’ hype del momento, e che vive in una dimensione unica, senza tempo
Pronti per The battle of the bands, quindi, con tanti artisti come le power rockers The Darts, i bluesman maledetti Guadalupe Plata e le sonorità dei mitici The Cynics.
Per ingannare l’attesa, abbiamo fatto due chiacchiere con gli organizzatori.
Eccovi serviti:
1) Siete arrivati lontano con una nuova edizione che dopo oltre venti anni produce effervescente rock. Parlateci un po’ della storia del festival beat?
La storia è lunga ed articolata, ben narrata tra l’altro nel libro di Luca Frazzi per i 18 anni, ma ne son passati altri 9 nel frattempo…
Semplificando al massimo: la passione di un gruppo di amici per la musica e cultura 60s che da festivalino di provincia, anno dopo anno, senza mai fare troppe capriole, cresce e cresce, si modifica, fino ad arrivare a quello che siamo ora.
Semplificando al massimo: la passione di un gruppo di amici per la musica e cultura 60s che da festivalino di provincia, anno dopo anno, senza mai fare troppe capriole, cresce e cresce, si modifica, fino ad arrivare a quello che siamo ora.
2) Quali sono i segreti per essere sempre attuali e combattivi, in un panorma di festival italiani che aumenta la domanda, ma spesso non la qualità dei live.
Il segreto è solo uno: passione vera per il Rock’n’Roll. Del mainstream (o presunto tale) italiano non ci interessa.
3) Come avviene la selezione dei gruppi e la scelta della composizione delle serate? Quanto è importante mantenere un format come il vostro, distante da ogni altro festival italiano?
il bill viene fatto sempre confrontandoci, ascoltando e cercando anche, perché no, qualche band fresca ed interessante. Il Rock’n’Roll ha molti anni, ma di certo non è vecchio. Riguardo gli altri festival, vedi la risposta precedente.
4) Oltre alla musica, quale è lo spirito di un festival longevo e solido come il vostro?
Musica è condivisione! Quindi si condividono passioni, amicizie, esperienze, storie di vita. Siamo fortunati, una grande famiglia che una (a dir il vero, più volte) volta l’anno si riunisce per questo grande rito di felicità. Il festival è fatto dalla gente che vi partecipa!
5) Il fatto che abbiate un’alta percentuale di pubblico straniero è dovuto alla scelta artistica e al cast, o si tratta di un’atmosfera generale che ha fatto innamorare gli stranieri? E da dove viene , geograficamente, il vostro pubblico?
Un insieme di cose, ma si torna a quanto prima. Anni ed anni di condivisione, passaparola e via dicendo. E tanta voglia di far sentire a casa gli stranieri, affermazione tanto banale quanto attuale.
6) Rilanciare talenti di ieri e portarne di nuovi ancora poco conosciute da noi, è una sfida culturale che merita di essere vinta? Rispetto a festival con una scaletta che tende a ripetersi e a puntare sul sicuro, la vostra sembra essere una scelta di campo molto netta, per nulla scontata. Questo lato viene apprezzato anche dalle nuove generazioni?
Direi che la risposta è il pubblico! Sempre maggiore, trasversale, di tutte le età. Questa cosa ci da tantissima gioia! Vedere 18enni che saltano sotto il palco assieme a 60enni è una cosa che non ha prezzo
7) fate un invito ai nostri lettori per venire al festival.
Se vieni una volta al Festival, torni tutti gli anni! Provare per credere
Andrea Alesse
recensioni@thefrontrow.it