Intervista al Collettivo E-Wired Empathy (composto da Luca Nobis, Roberto Gualdi e Giovanni Amighetti), che il 26/05 ha rilasciato in digitale il loro omonimo album, composto in maniera estemporanea in collaborazione con altri artisti internazionali, tra cui l’artista africano, Gabin Dabiré, storico “griot” del Burkina Faso, recentemente scomparso.
Il 1° luglio presenteranno per la prima volta dal vivo il progetto musicale al Palazzo Sormani di Milano, insieme a due special guest: l’artista franco-congolese Gasandji e Moreno “Il Biondo” (fondatore degli Extraliscio).
Ecco l’intervista che ci hanno gentilmente rilasciato
- Ciao ragazzi e benvenuti su the front row. Come prima cosa presentatevi e dove venite.
Luca Nobis, chitarrista classico/acustico con esperienze musicali eterogenee e direttore didattico del CPM Music Institute di Milano.
Giovanni Amighetti, pasticcio con i suoni dai tempi che furono, produttore con Fred Frith, Realworld, Intuition.
- Raccontateci un po’ la vostra storia artistica e quando è nata l’idea di collaborare insieme?
LN L’idea di collaborare assieme è iniziata nel momento in cui ho conosciuto Giovanni, mi si è presentato in CPM per contribuire alla promozione di un concerto di Richard Bona alla Fabbrica del Vapore di Milano. Appena conosciuto Giovanni, ho percepito subito una genuinità che ha contribuito ad entrare in sintonia e ci siamo trovati empaticamente.
GA musicalmente l’idea é venuta nel periodo Covid appena dopo un concerto all’Asioli di Correggio. Prima per un rinforzo sonoro e melodico reciproco, poi con l’idea che creare musica sul momento portasse ad una musica più viva e vera.
- parlateci del vostro omonimo album uscito lo scorso maggio?
LN E-Wired Empathy è un esperimento, come nell’esperienza discografica precedente (play@esagono vol.1), dove si incontrano ad interagire in maniera estemporanea diversi artisti provenienti da diversi mondi musicali. Infatti per alcune tracce di E-Wired Empathy hanno contribuito Jeff Coffin (sax della Dave Matthews Band), il grande Gabin Dabiré (Griot del Burkina Faso) purtroppo recentemente scomparso e il fedele Valerio “Combass” Bruno al basso. Rispetto al lavoro precedente (play@esagono vol.1) abbiamo implementato l’esplorazione estemporanea attraverso il dialogo tra il mondo acustico e l’elettronica. Il contributo di Giovanni Amighetti per questo ultimo punto è stato fondamentale.
GA in effetti mentre nel precedente l’interplay era soprattutto acustico qui abbiamo esplorato liberamente un’interazione elettronica con diverse strumentazioni. Senza però mai utilizzare sequenze o loop, che ci sembravano banali.
- Parlateci della vostra carriera e qual è stata la prima cosa in assoluto che avete mai registrato, cosa avete inciso fino ad oggi e quante esperienze dal vivo avete avuto?
LN “Il primo respiro del giorno” è stato il primo brano che abbiamo registrato assieme presso il prestigioso Studio Esagono di Rubiera a cura di Stafano Riccò. Il brano è stato improvvisato, come la maggior parte delle cose che facciamo. E’ la traccia di apertura dell’album play@esagono vol.1, sempre caratterizzato da composizioni estemporanee con collaborazioni con artisti come Petit Solo Diabatè (Burkina Faso), Moreno “il biondo” Conficconi, Fiorenzo Tassinari, Angela Benelli, Valerio Combass Bruno e altri artisti. Oggi con l’album E-Wired Empathy proseguiamo il nostro percorso artistico, implementando l’utilizzo di elettronica.
GA in assoluto il mio primo album é stato “Attimi Lineari” a fine anni ’80, che per fortuna oggi é introvabile. Conteneva comunque già alcune basi creative che avrei sviluppato successivamente, sia come creazioni estemporanee sia con sperimentazioni legate all’elettronica: ricordo ad esempio un brano con i synth marimba accordati in intervalli di 1/8 di tono, che creavano una base dinamica sulla quale era registrato un amplesso simulato tramite campionamenti.
Da lì poi soprattutto la nascente world music con Mari Boine, Terem Quartet, Wu Fei, Ayub Ogada, Guo Yue, Adel Salameh e molti altri e sperimentazioni con Fred Frith, Carla Kihlstedt, David Rhodes.
- Quale vostra canzone consigliereste a chi non vi ha mai sentiti?
LN Ad oggi suggerirei E-Wired Empathy, la seconda traccia dell’omonimo album.
GA anche io E-Wired Empathy.
- Qual è finora il momento più bello e/o importante della vostra carriera?
LN Ad ora non percepisco un momento più importante di altri, è tutto un grande flow dove accadono tante cose e la sfida è nel trovare il modo di cavalcare al meglio l’onda più adatta per vivere al meglio il momento.
GA difficile creare dei distinguo, dal punto di vista quantitativo un concerto a Roma davanti a 500.000 persone qualche anno fa, da quello qualitativo invece negli ultimi anni direi qualche concerto del tour di Shan Qi, la registrazione delle basi dei Fermi Paradox, gli “Incontri sul palco” durante il covid, la registrazione con Luca sia di play@esagono che dell’ultimo E-Wired Empathy
- Il primo luglio presenterete il vostro progetto dal vivo. Cosa vi aspettate da questo evento?
LN Il primo luglio saremo al Palazzo Sormani di Milano, nell’ambito della rassegna Teatro Menotti in Sormani. La formazione principale vedrà, oltre me e Giovanni, il mitico Roberto Gualdi alla batteria e come special guest avremo il piacere di suonare con l’artista franco-congolese Gasandji (voce e chitarra). L’ospite speciale della serata sarà Moreno “il biondo” Conficconi e ad introdurre il giornalista e critico musicale Enzo Gentile. E’ un evento che porterà con sé la nostra ricerca di comunicare oltre le barriere geografiche facendo forza sul legame empatico che consente di creare assieme in maniera spontanea.
GA mi aspetto una serata con la creatività al potere viste le differenze ma anche l’apertura mentale dei musicisti coinvolti.
- Cosa può aspettarsi chi viene ad assistere ad un vostro show?
LN Qualsiasi cosa! La formazione spesso è arricchita dalla collaborazione di musicisti eterogenei e ultimamente anche da componenti elettroniche.
GA Direi una certa onestà artistica e musicale, creiamo sul momento assieme al pubblico quindi non ci sono trucchi o preparazioni che reggano, é tutto lì e ora.
E si spera anche un certo divertimento!
- Dei due chi è che ha più influenza sulla stesura delle canzoni?
LN Abbiamo un ottimo feeling e il risultato delle nostre composizioni è sempre bilanciato in termini di contributi.
GA dal punto di vista melodico sicuramente Luca, io spesso vado più verso le sperimentazioni con i suoni in sé.
- Parlateci della collaborazione con Gabin Dabiré.
LN La collaborazione con Gabin Dabiré è stata molto profonda, dal momento in cui abbiamo cominciato a registrare (sempre presso lo studio Esagono) siamo stati trasportati dal suo profondo timbro e dalla sua ruvida chitarra nel mondo del racconto che si trova cristallizzato nelle quattro tracce all’interno dell’album E-Wired Empathy.
GA conoscevo Gabin dai tempi di Intuition, lui stava registrando con Manu Katché, Palladino e Miller, io con Ayub Ogada ed i musicisti di Mari Boine. E’ nata un’amicizia che si é poi sviluppata negli ultimi anni in diversi lavori che abbiamo realizzato assieme soprattutto in studio, ma anche qualcosa live.
- Un vostro parere sulla scena italiana e suggerimenti per accrescere il movimento underground sempre più affollato; inoltre vorremmo che ci indicaste quali sono, secondo voi, i migliori gruppi italiani del momento.
LN La scena italiana che preferisco è quella che non si uniforma a modelli americani o inglesi mainstream. Mi piace il senso del mantenere delle radici nella tradizione e quindi gruppi come il Canzoniere Grecanico Salentino hanno una missione molto importante in questo senso. Un altro artista che apprezzo per capacità di scrittura e forma è Ludovico Einaudi. Vinicio Capossela è un cantante-compositore che mi piace particolarmente per profondità dei testi e cura nella musica. Cambiando rotta e andando sul recente, mi piace ascoltare giovani talentuosi come Thasup. Un ultimo artista che non posso non citare per vicinanza ed esempio di mantenimento delle proprie radici è Franco Mussida che da qualche mese ha pubblicato il suo ultimo lavoro da solista “Il pianeta della musica e il viaggio di Iòtu”.
GA mi piace molto Camilla Battaglia, e il suo album Perpetual Possibility. Molto ben realizzato anche Spira di Daniela Pes.
- Meglio uscire per un’etichetta discografica (che sìa major o indie) o lasciare l’intera gestione della band in stile D.I.Y. e perchè?
LN Noi siamo più sul D.I.Y. perché abbiamo più opportunità di sperimentare senza limitazioni.
GA nel nostro campo che non é pop in senso lato cambia fortunatamente poco. L’etichetta può essere ok se garantisce una buona promozione e visibilità. Se no tanto meglio poter curare direttamente i dettagli e magari semplicemente collaborare con piccole ma corrette etichette quali Esagono Dischi o Wrasse.
- Quanto vi hanno aiutato i social network come Myspace, Facebook, Twitter a farvi conoscere e quanto in generale questi strumenti possono aiutare un gruppo a farsi conoscere rischiando però di cadere nella marea di band emergenti che forse abusano di questi mezzi? A tal proposito, quali sono i vostri contatti sui social network?
LN I social al giorno d’oggi immancabilmente necessitano per comunicare alla gente e informare ad esempio che esiste E-Wired Empathy. Talvolta attraverso un trailer di pochi secondi si riesce ad immortalare alcuni cardini su cui poggia il senso di un progetto o di una visione. Io personalmente (L) non sono molto forte sui social ma ne comprendo la forza e l’utilità, quindi poco alla volta cerco di migliorare questo aspetto. I miei contatti sono https://www.instagram.com/lucanobis_/ e anche su fb presente.
GA i social hanno una loro utilità nel far conoscere le attività live e le nuove produzioni. Io come Giovanni Amighetti sono sia su Facebook che instagram, ma é più attivo in genere l’Ahymé Festival, un piccolo festival emiliano per il quale curo diverse produzioni da qualche anno. Più che l’abuso alcune band emergenti rischiano di fermarsi lì, di aver un effetto da “sotto il vestito niente”. Bene la vetrina ma serve anche qualche passo sostanziale in più.
- Se, fantasticando, poteste scegliere un producer con il quale lavorare, chi scegliereste?
LN Brian Eno.
GA Nessuno in particolare.
- E con quale musicista/gruppo realizzereste invece una canzone (o un remix) assieme?
LN Giovanni Amighetti 😉
GA Luca Nobis
- Prima abbiamo parlato dei gruppi ai quali vi ispirate di più per il genere che fate. Ora invece vorrei parlare dei gruppi che vi hanno cambiato la vita, anche di tutt’altro genere. Quali sono i vostri gruppi o cantanti preferiti e quali vi hanno spinto a voler diventare musicisti?
LN Punch Brothers, Pino Daniele, Bobby McFerrin.
GA Laurie Anderson, Peter Gabriel, PFM con De André in gioventù. Tra i preferiti Mari Boine, Ayub Ogada, Guo Yue.
- A livello di musicisti, qual è il vostro sogno nel cassetto?
LN Registrare su un’isola in mezzo al mare.
GA Io punterei più sulla vetta gelata di una montagna, ammesso esistano ancora i ghiacciai.
- Album (o gruppo) straniero da consigliare ad un amico
LN Familiarity – Punch Brothers
GA Idjagiedas – Mari Boine
- Album (o gruppo) italiano da consigliare ad un amico
LN Marinai, profeti e balene – V.Capossela
GA Spira – Daniela Pes
- Album (o gruppo) in cui quale avresti voluto suonare
LN Nessuno
GA Magari i Pink Floyd ma quelli di Ummagumma
- Ultimo album (o gruppo) ascoltato
LN Tekitoi? – Rachid Taha
GA Giulio Bianco
- Ultima cosa: lasciate un breve messaggio di saluto che possa anche convincere le persone ad ascoltarvi.
LN Siamo in un mondo dove l’intelligenza artificiale è sempre più nelle cose di tutti i giorni, ci sorprendiamo del punto a cui si è arrivati e a cui si può arrivare. Con l’IA è bello poterci lavorare non perdendo la connessione con se stessi, questo è uno dei motori fondanti dell’album E-Wired Empathy. Che l’umana empatia possa sempre aiutarci a fare il primo passo!
GA evviva la vitalità e la creatività!
Un ringraziamento particolare a Parole e dintorni
Intervista di Carlo Vergani