Intervista a Luca Morino, dai Mau Mau al Lontano Ovest

DeWest è un viaggio nel Lontano Ovest, un territorio onirico e destrutturato idealmente situato nella zona del Basso Piemonte che corrisponde, disorientante geografia, all’Alta Langa. Qui, oltre le colline ordinate delle grandi vigne, si incontra un mondo dalle forme indefinite, dove antiche tradizioni si mescolano ai riverberi urbani di chi sceglie di tornare a vivere nella terra d’origine.

La musica di DeWest potrebbe essere definita, se mai esistesse il genere, come voodoo folk: cinematica, da ampi spazi, ma anche rituale, quasi sacra sia pur in una visione laica.
Tra i registi-guida che rappresentano questo immaginario stanno in prima fila Sergio Leone e Werner Herzog.

Il progetto musicale
Luca Morino, già cantante e fondatore dei Mau Mau, torna con una produzione fuori dagli schemi e dal tempo, in cui i suoni analogici di chitarre elettriche, percussioni e organi Farfisa sono supportati da un’elettronica soggiogata e sostanzialmente gregaria. Le influenze sono molteplici, frutto di un’immersione quasi ossessiva negli ascolti degli ultimi anni: dal canto gregoriano a Lana del Rey, da Piero Piccioni a Piero Umiliani, dall’amapiano – la nuova dance sudafricana – al chitarrista ungherese Gàbor Szabò, per citarne solo alcuni. Tra i musicisti coinvolti ci sono nomi noti, come Paolo Angelo Parpaglione al sax e Gianluca Cato Senatore al basso, Cristian Longhitano ai ritmi, Tatè Nsongan a voci e percussioni e Fabrizio Viscardi alla chitarra slide. Tra gli ospiti, spiccano l’intervento di Stefano Piri al fischio e alla tromba, e di Giorgio Boffa al contrabbasso. Prezioso cameo è l’intrusione di Vito Miccolis in Dancing Paradiso.
Nonostante la presunta “solitarietà” che permea alcune tracce, altri brani sono invece densi di voci, soprattutto femminili, e coralità, come le “masche” di Tiritera o la marcia (quasi) funebre di Mina nella scia.

I testi
DeWest è un canto all’ombra, quella interiore che a volte ci attraversa e quella creata dal sole a picco. I testi sono sospesi, tesi, più liberi rispetto ai precedenti album di Morino, ad eccezione forse dello sfogo nella marcia arrabbiata di Visi pallidi. Le tematiche sotto traccia sono l’assurdità della guerra, la salvaguardia dell’ambiente, la libertà troppo spesso calpestata.
Nella definizione del concept dell’album è stato determinante il confronto con l’amico e artista Licio Esposito, autore della copertina, nonché regista del video di Selvatico e dell’animazione in Cieli rossi.

Il miraggio
Preziosa anche la collaborazione con Manuel Volpe di Rubedo Recordings, nonché mente della Rhabdomantic Orchestra: la sua visione musicale e alcuni mix hanno arricchito il progetto con spunti estremamente creativi ed efficaci. DeWest è stato realizzato con il sostegno di Nuovo Imaie ed è un album artigianale, praticamente a chilometro zero, ma con una visione lontana come un’avventura verso una terra “da desiderare sulla linea dell’orizzonte” (Terralta).

 

Ecco l’intervista

Ciao Luca e benvenuto su the front row. Come prima cosa presentati e raccontaci la tua storia artistica.

Il mio primo album uscito nel 92 con un gruppo che si chiamava loschi dezi, poi è iniziato poco dopo l’attività discografica con i Mau Mau e che è durata fino al 2016 discograficamente con l’ultimo album intitolato 8000 Km.   Parallelamente ho fatto tre album solisti, l’ultimo dei quali è uscito recentemente. Si intitola The West. Ho passato un bel po di tempo per cercare un sound che mi soddisfasse che fosse diverso da quello che avevo approfondito con i Mao Mao e ho ascoltato molta musica.

 

Descrivici il tuo sound e a quali gruppi e generi ti hanno ispirato maggiormente. 

Per film, colonne sonore soprattutto degli anni 60 e 70, soprattutto italiani, da Piero Piccione, Piero Migliani, ovviamente Ennio Morricone, ma anche sorgini anche anche Nino Rota.   L’ultimo lavoro del West è un progetto di introspezione, se vogliamo, in una musica che volevo far emergere che in qualche maniera guarda alla al concetto di immaginario del di West, di Western, anche se poi l’ho declinato in una maniera tutta mia, ci sono delle chitarre, chitarre elettriche, ci sono dei suoni d’ambiente, field recording.

 

Parlaci del tuo ultimo lavoro artistico, cosa possono aspettarsi gli ascoltatori dalle tue canzoni?

Ambientati soprattutto in alta Langa, ma che è uno dei dei luoghi più? Più rappresentati, se vogliamo più ricchi di immaginario, legati a questo, a questo album e anche a un po’ la mia cultura, visto che si trova le Langhe si trovano vicino a Torino, ma sono un po’ una finestra, un. Un ponte per per parlare di tutti quei luoghi che hanno un potenziale di immaginario molto, molto ampio. No, pensiamo ai al deserto, alle al, alle immagini di certi film Western, ma che si poi si riproducono in certe zone della Sardegna, oppure sul sull’altopiano del Gran Sasso, in Abruzzo. The West è un po’ la colonna sola di un viaggio che.   Può portare anche molto lontano il trasversale. Non ci sono, non ci sono canzoni quasi mai e costruite con lo stile classico di strofe e ritornello. Io definisco il genere di questo album voodoo folk perché ha insieme delle componenti un po’ misteriche, come certe tradizioni popolari si tramandano.  Nell’arco del dei secoli. Ma c’è anche il sole, il sole a picco, il sole di quei paesaggi sperduti che vengono fuori, descritti magnificamente dai film di Sergio Leone. Dall’inizio degli anni 90 a oggi ho fatto, ho pubblicato una dozzina di album. E a livello di Live ho fatto tour innumerevoli in Italia e in Europa, ho partecipato a sono salito sui palchi dei più grandi Festival europei.     

 

Quale tua canzone consiglieresti a chi non ti ha mai sentiti?

Canzoni rappresentative? Beh, ovviamente ne ho tante dal mio punto di vista. Una sicuramente intitolata El Dorado, un dava un disco dava il titolo, un disco dei Mau Mau di un po di anni fa. E mentre invece dall’ultimo album da The West, forse il brano più rappresentativo è intitolato selvatico.

 

Qual è finora il momento più bello e/o importante della tua vita artistica?

Ed è un ed è un viaggio. È un viaggio in luoghi reali un po’ e surreali per un’altro po, un po’ una sorta di realismo magico musicale. Il più bel momento della mia vita artistica. Ce ne sono veramente tantissimi e questo è uno dei motivi per cui si continua a fare il lavoro dei musicisti. Sicuramente uno dei momenti più toccanti ed emozionanti è stato quando.  Eravamo a una cena e Domenico Modugno era lì con noi a tenere il microfono davanti alla fisarmonica. Lui era era su una sedia a rotelle, ha tenuto davanti alla mia fisarmonica un microfono perché si potesse essere amplificata. Ecco, l’umiltà di uno degli artisti più grandi, non soltanto italiani ma mondiali, è stata un qualche cosa di toccante.

 

Usi qualche metodo per assemblare tutte le idee che ti passano per la testa?

Per assemblare le mie idee, ma per fare per scrivere musica semplicemente ho 1 1 Moleskine, un libretto di appunti che tengo sempre in tasca e ogni volta che mi viene in mente una parola o una nota lo scrivo lì. Poi, ovviamente c’è anche un’altro metodo molto efficace, che è quello del del registratore incluso nel telefonino.

 

Parlaci un po’ dei tuoi testi

I testi sono spesso in in italiano, anche se sono stati scritti anche in piemontese. Qualcosa in inglese solitamente non non scrivo per slogan, solitamente scrivo per analogie.

 

Quant’è importante per te l’attività live?

Di immagini, quindi ci sono tanti spunti che tendono a non fissare l’ascoltatore o il lettore su un qualcosa che esiste, ma forse su quello che uno può fare esistere nella sua mente, usando le mie parole come trampolino.      L’importanza dell’attività Live è fondamentale perché è quella che ti permette di avere un feedback diretto con il pubblico e non è solo quello, perché anche 1 1 grandissima fonte di energia anche suonare di fronte a tre persone OA 30 o 300 OA 3000, qualsiasi di quelle dimensioni ha una sua componente di scambio di energia.

 

Un tuo parere sulla scena italiana e suggerimenti per accrescere il movimento underground sempre più affollato

La scena italiana è abbastanza interessante, molto movimentata. Forse varrebbe la pena che ci fosse 1 1 approccio diverso alla musica dal vivo, nei piccoli luoghi, nei piccoli club, perché in questo momento è veramente diventato troppo costoso per un gestore far suonare dei giovani che sono insomma stanno iniziando EE quindi si riducono le possibilità di suonare, mentre invece. Bisognerebbe favorire il la diffusione della musica live anche nei piccoli posti, riducendo al massimo quelle che possono essere le spese connesse. Sto parlando del dei costi della sia, del del di tutto quello che riguarda la gestione e anzi dovrebbero essere attività supportate in qualche maniera. 

 

Album (o gruppo) straniero da consigliare ad un amico?

Passiamo a diciamo le classifiche. Beh, il gruppo straniero.  Mi sta piacendo molto Billie Eilish perché ha una capacità di scrivere musica con suo fratello assolutamente pop, mondiale, ma anche molto, molto originale, molto toccante. Gruppo italiano? Direi assolutamente. Io sono un cane, l’unica, una delle pochissime cose che ritengo nuove, veramente interessanti del panorama.

 

Album (o gruppo) in cui quale avresti voluto suonare?

Beh, in tanti dischi. Il primo che mi viene in mente è remaining light dei talking heads, l’ultimo album ascoltato e invece torno a dichiarazioni già fatte. Piero piccioni, colpo rovente, un album strepitoso uscito negli anni 70 che non ebbi la possibilità di ascoltare perché non ascoltavo ancora musica in quel in quel periodo.    Beh, ovviamente mi piacerebbe che ci fosse una audience enorme di ascoltatori della mia musica, che potrebbe essere definita anche molto polarizzante. Cioè penso che chi l’ascolta può avere una reazione opposta o di grande amore o di grande odio. Non credo che passi inosservata. Sicuramente è stata fatta con come sempre con 1 1 approccio molto artigianale, molto.

 

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