Torna la nostra rubrica dedicata all’underground italico, non solo indie nel metodo e nel genere. Autoprodotti, emergenti e passionali, così si fa crescere la vera musica.
Autore: Nicola Ratti
Album: Nanda Parbat
Autoprodotto
Arriva da Brescia e ha solo 23 anni. Chitarrista convinto che si fa accompagnare da basso e batteria per produrre un Ep strumentale attaccato al sacro cuore del riff. Tecnica e precisione con piglio a tratti post rock (Horizon) a tratti devoto a Steve Vai, sempre seduto nel salotto dell’hard rock. Dopo i prmisegnali timidi della citata Horizon, con gabbiani al seguito di sottofondo, partono gli acuti di Flavour che suonano heavy e magnetici, energici e creati pensando alla contrazione in note delle capacità di un chitarrista di lunga data. Nicola è in fondo un artista che si fa sentire ancora di più nella titletrack, prima di futuri echi di heavy sound psichedelico e sabbatthiane memorie in Libra, complice percussioni definite. Se è vero che è difficile essere solo strumentali, non temete, Nicola Ratti ha il coraggio per sfatare questi tabù.
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Autore: Zeno
Album: Postumi da bagno
Etichetta: Mattonella Records
Romano e figlio della generazione indie pop, Zeno è uscito allo scoperto per allietare pomeriggi nuvolosi con ritmi sormontati da strutture elettriche e tramandate in una forma canzone che utilizza strumenti multipli e spesso temi non sense. Sulla scia di Colombre e L’Albero, un nuovo leggero viaggio vi segue con Postumi da bagno, un trend già abbastanza chiaro dal titolo e poi acceso da virate demenziali leggaidre e ritornelli da cantare sul bus verso l’università (la spagnoleggiante Me Corro su tutte). Quotidiano perso nelle ilarità acustiche, come in Barche di Carta, canzone in cui compare una fisarmonica che da un tocco local ad un brano che parla delle incertezze. Senza età ha invece un profilo malinconico, come la successiva Uragano, rimarcando le tracce di un Zeno che ha anche ascoltato gli accordi dei Pavement, sempre però pronto a una virata elettro pop (In debito). Piano piano si spengono gli aspetti adolescenziali e si scopre un autore anche profondo e dal sapore agrodolce di (Dove posso stare) Fermo, ultimo passaggio in cui arriva la pioggia e una scrittura diretta e sempre più personale.
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Autori: The Bronze Bananas
Album: The Bronze Bananas
Ufficio Stampa: La fame dischi
Quattro romagnoli e un sogno: suonare come i padrini del rock anni ’60 in un epoca di indietronici e ipertecnologici suon. Arrivano da un mondo pop e beat che conosce gli psichedelici di turno e ama distinguersi con uso delle keyboards e cori di contorno, e con un certo languore country folk che si muove nella conclusiva Goodbye song. Dopo la cavalcata beat di Many Days, un tocco di the Black Keys attraversa la poi il surf di One night Stand, dove si muove anche Olly Riva dietro il tendone . Divertimento assicurato, dunque, con testi prevalentemente in inglese e anche un tuffo in un groove figlio del rocksteady che sembra figlio degli Africa Unite meno regage. Ascoltate Nobody’ s child e ditemi tutto quello che volete. Anche qualche balld (Controtempo), prima di riconoscersi nel tempo beat assolato che caratterizza e fornisce forza ai Branze Bananas, pronti anche a fare il verso a certo space folk in Watching the rain, traccia video di un gruppo che assapora amore universale e viaggi in giro per le contrade di un America devota al suo credo original rock. Originale, proprio come le quattro banane di bronzo.
Testo a cura di Andrea Alesse