Un festival per essere grande deve osare, smussare ogni possibile critica sulla chiusura di genere musicale, e poi mescolare, agitare e (soprattutto) metetre in scena.
Il giorno 1 dell’HOME Festival di Treviso ci regala tutto questo, lasciandoci pieni di considerazioni su ogni singola esibizione, e mandandoci a casa comunque contenti per la multiformità delle esperienze musicali che hanno vissuto le nostre orecchie.
Se qualcuno ha comunque fatto il suo compitino (White Lies), timbrando il cartellino in maniera comunque solida in chiave alt rock, altri hanno portato in scena maggiore garra (cazzimm in argentino per chi volesse), mostrandosi desiderosi di voler lasciare il segno.
Parliamo, nello specifico, dell’ensemble elettronica di Nic Cester, bohemien barbuto che utilizza la sua potente voce per lasciarsi alle spalle l’esperienza coi Jet e abbaracciare la sua orchestra, composta dai talenti della Milano Elettrica. Un set volenteroso e deciso, che probabilmente, da solo, valeva già il prezzo del biglietto.
La sorpesa, però, era dietro l’angolo, con l’esibizione sotto al tendone Sun 68 dei The Wombats, combo band inarrestabile come il suo bassista e le note di ruvidità garage che emettono le loro chitarre semi-distorte. Veramente validi ed energici, fanno ballalare chi è accorso a vederli, desideroso di tornare ai fasti dell’alternative british musica anni ’90.
Il primo giorno, oltre a muovere le chiappe, ci ha fatto ascolatre anche le note di Damien Mcfly, giovane cantante che fa dell’acustico e della voce dilatata il suo cavallo di battaglia. Accanto alla chitarra acustica, in puro stile cantautorale americano, si sono esibite le note di contrabbasso e mandolino, quasi a riceracre una piacevole serenità. Quella serenità, che forse manca ai due Sem&Stenn, saliti sul palco nei soliti abiti provocatori e ormai agitatori di una musica synth pop che ha fatto il botto, soprattutto tra gli adolescenti. Mutande, anfibi e giubbotto, per un set che mescola dance fuoriuscita da Greese e animi da gioventù da elettronica popolare.
Per la prima serata all’HOME Festival, purtroppo, è tutto.
Nei centomila mertri quadrati, difatti, ci siamo mossi con velocità per raccontarvi queste poche cose, consci che il festival è enorme e impossibile da coprire in toto, e che forse meritava già da ieri sera più affluenza.
Per tutto il resto, vi lascio alle foto del nostro Diego Feltrin.
Andrea Alesse
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