Gigi D’Alessio ritorna in Italia con il suo Malaterra World Tour.
Ieri sera il Pala Alpitour di Torino ha ospitato la prima di una serie di tappe che toccheranno tutte le principali città italiane, approdando il 21 giugno al San Paolo di Napoli, dopo aver ancora varcato l’oceano per quattro date americane, previste per i primi giorni di giugno.
La cornice di pubblico non era sicuramente delle grandi occasioni: le sedie sistemate nel parterre erano quasi tutte piene, il primo anello delle tribune mostrava ampi vuoti, mentre il secondo e terzo settore erano addirittura chiusi. Complessivamente hanno varcato le soglie dell’impianto torinese circa due mila persone, che ad onor del vero sono apparse particolarmente appassionati.
Il concerto è iniziato poco dopo le 21, per consentire all’artista napoletano di accogliere nel backstage i membri del fan club. Quando sembrava tutto pronto per accendere i riflettori, tuttavia, è arrivato un ferale annuncio dallo speaker: «Gigi ha smarrito gli occhiali e senza di loro non inizierà lo spettacolo». In realtà gli occhiali non erano stati smarriti, ma sottratti da qualche ignoto nel passaggio in camerino. Alla fine il maltolto è stato restituito ed è stato possibile iniziare con la musica.
Uno spettacolo sicuramente completo che ha percorso il lungo repertorio del cantante. La scaletta è stato il frutto di una mediazione difficile così come ha detto lo stesso artista: «Quando gli anni passano e aumentano i dischi prodotti, ti accorgi che è sempre più difficile preparare una setlist che accontenti tutti. Anche la decisione di tenere un referendum tra i miei fan per scegliere i pezzi da cantare è stata una scelta azzardata che ha complicato le cose. Alla fine ho deciso io e spero che possiate essere soddisfatti delle mie scelte».
Di sicuro le due ore di show sono scivolate via: tra produzione personale e cover napoletane, tutti hanno cantato e ballato con entusiasmo. I vuoti in sala, in fin dei conti non si sono sentiti.
Ringraziamo Live Nation e Setup Live per l’invito.
Foto e Testo di Vincenzo Nicolello
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