Urali
Ghostology
Chi di voi ha visto Lei? Parlo del film in cui le paure umane si scontrano e frantumano contro un A.I. alienante. Un film da vedere, ma che oggi va ascoltato con la magia di Urali e del suo Ghostology. Un album completo, arrangiato con la solita chitarra distorta elettrica e anche con pianoforte e percussioni, in cui si scontra il principio della fine dell’uomo. Una fine raccontata da un’intelligenza artificiale, proprio come in Lei, con una voce che supera le differenze di genere per raccontare la disumanizzazione machista e il suo legame intersezionale con le altre sfere politico-commerciali, con il sottofondo dell’immaginario di Lovecraft e dell’anime manga anni ’80.
Urali è Ivan Tonelli da Rimini, voce suadente e capacità oltre la media, che dopo l’esordio con un album omonimo, e il successivo exploit con “Persona”, condivide palchi e insicurezze con artisti trasversali, da Fabi a Any Other, suggellando il suo percorso musicale fatto di umanità e spirito creativo. Tra noise e folk elettrico, con un cantato in inglese magistrale e dei battiti percussivi spesso alla Boris (gruppo post-noise di altissimo livello), come nella canzone Memorizu. Una lezione di intimità elettrica e forza che lo accompagna con lirismo e composizioni che richiamano le attualità di Girless e Silen Carnival, aiutandosi con una coralità strumentale sognante ed estraniante, come la sua copertina. Una raccolta di fantasmi, con voce femminile che lo accompagna in Arborescence e nei suoi risvolti folk, per traghettarci in suoni che potremmo trovare in un docuemntario stile “Parasol Peak”.
Nove tracce, in cui la chitarra aiuta sempre ilnostro Urali, come in Dwellers e il suo tocco acustico roots che richiama artisti come Old Sea Brigade, mentre si viaggia su capacità elevate e melodie e pianoforte neo classico che si lega ad armonie composte e senza tempo, per un 2019 che con Urali inizia decisamente col piede giusto.
Andrea Alesse