“Lonely Ballads” è il disco d’esordio del producer Gae Vinci, composto e registrato a Milano tra il 2020/2022. Nella sua musica si percepisce il romanticismo (ormai raro), la malinconia di un passato forse mai esistito, la consapevolezza che niente dura per sempre e infine un’atmosfera cupa che ha come sottofondo la solitudine e il mistero.
I generi musicali dai quali l’artista è fortemente influenzato, il Dream Pop/Shoegaze/Folk, sono evidenti nelle sonorità del disco, ma riproposti in chiave moderna.
Quasi tutti i brani sono cantati dalla cantante americana Cosette Gobat, con la quale è nata una collaborazione che è durata per la maggior parte del tempo della produzione dell’album.
Ciao Gae e benvenuto su the front row. Come prima cosa presentati a chi non ti conosce: descrivici il tuo sound e a quali gruppi e generi ti ispiri maggiormente.
Ciao grazie per l’opportunità. Sono un produttore musicale siciliano e da otto anni vivo a Milano. Da producer non mi sento legato ad un genere musicale specifico, proprio perché mi piace spaziare. Credo che il mio sound rispecchia parecchio le band o artisti che mi stanno più al cuore così anche come genere musicale quale il dream pop dei Cocteau Twins o il folk/psychedelic degli Opal/ Mazzy Star, così come lo shoegaze degli Slowdive o My Bloody Valentine o la New Wave dei The Cure.
Quale tua canzone consiglieresti a chi non ti ha mai sentito?
Onestamente non consiglieri un brano, ma lo inviterei ad ascoltare l’album intero. Ogni brano racchiude un momento esatto dei miei pensieri, quindi sceglierne uno sarebbe come rinnegare o dare meno importanza agli altri.
Qual è finora il momento più bello e/o importante da quando sei producer?
Mi sento sempre soddisfatto quando riesco a raggiungere il risultato o il suono che avevo in testa. Ancora oggi non sempre ci riesco, ciò richiede un costante allenamento. Quando questa magia avviene, mi ritengo coerente anche nei confronti dell’ascoltatore.
Usi qualche metodo per assemblare tutte le idee che ti passano per la testa?
Uso il registratore vocale che ho nello smartphone quando mi viene un’idea e sto in giro. Registro la voce e poi in studio cerco di ricordare perfettamente l’origine e il fine dell’idea.
Quant’è importante per te l’attività live e quant’è determinante, secondo te, la presenza scenica e perché?
Credo sia importantissima l’attività live! In primis per le finanze del progetto, anche per dare vita alla propria musica, chiudendo così quello che è il cerchio di un progetto, cioè, partire dall’idea, produrla, pubblicarla e farla ascoltare alle persone sotto il palco. Non trovo indispensabile la presenza scenica, trovo indispensabile una buona performance.
Cosa possono aspettarsi i ragazzi che vengono ad assistere ad un tuo show?
Sto lavorando per portare la mia musica live con una band anziché da solo, quindi il fine è dare una dimensione organica fatta da persone ciò che da solo ho scritto in studio. Lo trovo interessante come concetto.
Se, fantasticando, potesti scegliere un producer con il quale lavorare, chi sceglieresti?
Nigel Godrich perché amo tutti i suoi lavori, sarebbe un sogno imparare da lui le tecniche di registrazione sugli strumenti acustici.
Anders Trentemoller per l’approccio. È il mio producer di riferimento, come lui inizialmente scrivo da solo in studio con l’aiuto del computer, poi man mano che matura l’idea chiamo alcuni musicisti per registrare gli strumenti che servono per dare forma ai brani. Avrei molto da imparare sull’impostazione dei suoni e dei synth.
E con quale musicista/gruppo realizzeresti invece una canzone (o un remix) assieme?
Dipende da suono del brano che produco, non avendo un genere o stile fisso, mi piacerebbe collaborare con molti artisti famosi e non, che ci sono in giro.
A livello di producer, qual è il tuo sogno nel cassetto?
Poter vivere solo di musica, dedicando molto più tempo allo studio e alla produzione senza occuparmi di altro. Ci sto lavorando…
Ultima cosa: lascia un breve messaggio di saluto che possa anche convincere le persone ad ascoltarti.
Passate dalla mia pagina Spotify. Mettete play e chiudete gli occhi…
Se tornate, allora la mia musica è servita a qualcosa.
un ringraziamento particolare a Red&Blue – Music Relations
Intervista a cura della redazione