I Fufanu producono Sports, la rivelazione che viene dal freddo

Autori: Fufanu
Album: Sports
Etichetta: One little Indian
Ufficio stampa: Ja La Media Activities

Islanda come terra maestra. Tra le montagne e lo spettacolare paesaggio sgorga una scena musicale incredibile che produce un quantitativo di band e produzioni assolutamente speciali, viste le dimensioni e la posizione geografica. Così, in mezzo ai maestri Bjork e Of Monsters and Men, e alle nuove proposte quali Rokkurro, ecco una nuova rivelazione post punk. Sono i Fufanu, e sono realmente una rivelazione. Hrafnkell Flóki Kaktus Einarsson and Guðlaugur Halldór Einarsson (fondatori e due dei tre componenti) sono nomi impronunciabili dediti al patronimico locale e non vi diranno nulla, ma in loro si sente la passione per quello che loro chiamano rock and roll soundscape. Un misto di grovigli elettronici e affilate lame di tempi post punk, costruiti dopo l’esperienza nel gruppo sperimentale Captain Fufanu e dopo la conoscenza con Damon Albarn. Seguono aperture da stadio ai concerti dei ritrovati Blur e anche una nuova vena musicale che ingloba tracce di brit pop, smantellato e ricostruito con fedeltà alla pazzia e al genio islandese. Sports diviene così un album interessante, pronto alla scena internazionale sin dalla titletrack che ammira il basso nervoso e la tensione verso un beat acido fatto di parole sonnolenti e atmosfere ricostruite. Una prova immediata della tensione nascente da un brano lungo e figlio di Talking Heads che hanno sposato i connazionali Prins Póló.
La via dell’irrazionale continua con Gone for more, punto di svolta elettronico eighties e crocevia dove incontriamo i seguaci di PIL. Ragazzi giovani ma con animo gentile e synth nascosti sotto gli occhiali e l’aria annoiata, che finiscono in questo brano per ottenere un mid tempo di rara eleganza e coinvolgimento, con effetti handclapping al seguito.
I Fufanu fanno poi sentire che conoscono anche Ian Curtis e soci, ammirandolo in Tokyo e chiudendo il cerchio della trasformazione da dj a band completa che adora la new wave maledetta e il suo istinto. Ne viene fuori una ballad vulnerabile con ritornello appassionato, e dietro la ben nota tensione di cui sopra parlavamo.
Improvvisi echi di Grandaddy paradisiaci in marcia verso l’ignoto (White Pebbles) fanno da preludio a nuove movimentate piste da ballo amarcord con chitarra ripetuta e doppia voce (Just me). Dopotutto, Sports è costruito per vincere, anche grazie alla produzione di Nick Zinner degli Yeah Yeah Yeahs e ad un brano, Liability, che li rende ancora più interessanti. Un testo quasi politico, che invita le nuove generazioni a prendere parte, oltre i confini islandesi e oltre le diatribe politiche attuali.
Rimane dunque un forte carisma giovanile nell’album dei Fufanu, sputato fuori con attitudine in Yuor fool e calma apparente in voce distorta e campionamenti in Bad Rockets. Chiude un gran bell’album la glacialità di Restart, che mischia l’incomunicabilità di Morrisey e co. alla sfrontatezza synth pop da cantare in gruppo, con un gruppo, i Fufanu, che cresce a vista d’occhio.

Testo a cura di Andrea Alesse

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