Franceso Di Bella, la recensione di “O Diavolo”

Franceso Di Bella

 O Diavolo

La Canzonetta

 

Torna una faccia pulita, ma anche un artista vero. Francesco Di Bella, al suo terzo disco solista dopo l’avventura dei 24 Grana, produce un album sincero e fortemente d’autore, con quella capacità di interpretare il presente e le sue anime. Canzone d’autore dicevamo, con sfaccettature pop rock e arrangiamenti da songwriter maturo, in nove tracce di calde emozioni e prolifiche declamazioni di vita.

Se il diavolo divide, Francesco Di Bella unisce, spingendo la napoletanità in una direzione di canto che esce dai cliché del melodico e diventa presa di coscienza di un dialetto “positivo”, segno di vitalità e amore per la sonorità vera. Non cambiano le vecchie abitudini, con una distesa di fluidità che fa rima con archi e piglio folk in Scinne Ambresso, diventando poi un manifesto dub in Rivelazione, brano in cui tornano suoni cari agli Almamegretta. Qualche episodio acustico per dimostrare amore a prima vista e buoni sentimenti( Il Giardino nascosto), è quello che ci vuole in una canzone che avvicina il buon Francesco Di Bella al sound di un collega come Riccardo Sinigallia, outsider di lusso proprio come lui.

Ma  O Diavolo ama essere anche terapeutico e ipnotico, con Rub a dub style che porta anche una ventata di mediterraneo orientale, proprio in sintonia con l’idea di unione cara al nostro artista. Canzone ‘e carcerate lo riporta poi indietro si tempi di “kanzone su un detenuto politico”, magnifico inno libertario che qui si fa denuncia, in un Paese in cui le carceri, lo sappiamo, hanno bisogno di attenzione.

Essenziale e fluido, O Diavolo ci regala un Di Bella maturo, “che ci piace assai”.

 

 

 

Andrea Alesse

recensioni@thefrontrow.it

 

 

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