Fabri Fibra a Rolling Stone: ‘Voglio essere libero dalle canne’

Nel nuovo disco di Fabri Fibra, Fenomeno – in vetta alla classifica da tre settimane – c’è anche il suo amico Tommaso Paradiso, la voce dei Thegiornalisti. Per Rolling Stone – che al rapper più tormentato d’Italia dedica la copertina – si è calato nei panni di intervistatore e, soprattutto, confidente.

Risultato? Quasi una seduta di analisi dove Fabri scava a fondo e non si tira indietro su alcun argomento, dalle droghe allo stato di salute del rap in Italia, dalle canzoni d’amore e le donne alla televisione.

Ultimamente mi hai parlato di un cambiamento. Ti sei addolcito?
“Io sono sempre stato morbido, come persona: sono sempre stato mega disponibile, solare. Certo, ci sono state le droghe, che hanno offuscato tutto”.

Siamo un po’ tutti drogati, di cose diverse. Mi dici quante canne ti fai al giorno?
“Di giorno poche, la notte un casino (ride), una fumeria. Vuoi sapere un numero? Sette. Sette canne a notte”.

Facciamo chiarezza: tu usi la sativa o l’altra?
“Non l’ho mai capito. Ci sono l’indica e la sativa, una è rilassante e una ti schizza di più. Però funziona quando l’erba è controllata, quella che arriva qua ce la coltiva l’ISIS; è “erba terroristica”. Io per dormire fumo il fumo. Per registrare, per scrivere, fumo erba”.

Mi dici una cosa di cui hai fottutamente paura, nella vita?
“La mia più grossa paura è continuare a vivere con la dipendenza della marijuana. Ho un casino, vorrei essere libero adesso. Non ce la faccio più, mi sono rotto i coglioni. E per questo, in realtà, vorrei che si legalizzasse. Però, porca puttana, sono tormentato, sono così un 40enne tormentato. Soffro di insonnia da morire, se non fumo non dormo, non mangio, non cago, non scrivo, non ascolto la musica. Questa è la mia grossa paura, vivere con questo problema. Basta”.

Nei dischi parli sempre di canne.
“Vedi quanto mi condiziona quella roba? Però è una paura che ho talmente imparato a governare che convivo con questo problema. Quando hai una passione così grossa, un talento da coltivare, ti serve un agente esterno che ti calmi. Purtroppo, nel mio caso”.

Sei ancora davvero convinto di essere il rapper più odiato d’Italia?
“Sì, perché io con il rap non c’entro un cazzo. Sono il rapper più odiato dai rapper. Perché il rapper italiano è una bruttissima persona: vive nell’ombra di quelli americani, è come il ragazzino che nel campo da calcio vuole imitare Messi. Poi esce dal campo e dice: “Sembravo Messi, eh?”. Ma tu non devi essere Messi, devi essere te stesso!”.

Tu lo faresti mai il giudice in un talent?
“Ma me l’hanno chiesto mille volte: mi hanno anche offerto un milione di euro. Io ho detto no, perché, se firmo ‘sto contratto, finisce che te lo devo dare io il milione. Al massimo a un talent ci vado a suonare. Ho iniziato a scrivere a 17 anni, adesso ne ho 40: non mi merito di finire a sentire gente che non sa cosa cazzo sta facendo”.

Tu guardi la tv?
“Tantissimo. La decompressione in casa, quando ti annulli, la subisco un sacco. Poi la guardo e penso: ma dov’è la musica? Dov’è un programma musicale? Anche voi, i Thegiornalisti, ma chi ne parla in tv? Solo in radio. Il disco vostro è un disco killer, ha quei suoni che alla radio servono. Fuori, però, a parte i fan nessuno si legge i testi tuoi. Questa cosa qui, due artisti che si intervistano, ma quando la vedi in televisione?”

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