Nei giorni scorsi abbiamo avuto il piacere di intervistare Anna Castiglia, che ieri sera la nostra collega Ludovica Grimaldi ha fotografato nel corso del live tenutosi allo Zo Culture di Catania.
Ringraziamo per l’occasione Erica Gasaro ed Elisabetta Condello di OTR Live
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- Ciao Anna e benvenuta su the front row. Come prima cosa presentaci anche la formazione della tua band e da dove vieni/venite.
Ciao! La mia band per questo tour è composta da Simone Matteuzzi alle tastiere (farà anche synth e basso), Massimo Marcer tromba e flicorno, Edoardo Bolamperti alle percussioni e alla batteria. I ragazzi sono quasi tutti lombardi tranne Edo che sta tra il Piemonte e la Lombardia e io! Ma di fatto veniamo dal conservatorio di Milano, dove ci siamo conosciuti
- Raccontaci un po’ della tua storia, attraverso i passi per te più importanti. Come è stata l’esperienza a XFactor?
Sicuramente tutti i passi compiuti su una strada sono importanti, anche quelli che sembrano insignificanti contribuiscono al percorso. I trasferimenti che ho affrontato sono decisamente dei salti giganti che mi hanno catapultata in più vite nell’arco di pochi anni. L’esperienza di Xfactor è stata importante per capire chi sono e cosa voglio fare. Ho perso autostima e subito dopo l’ho riacquistata grazie al calore del pubblico, ho scoperto che quest’ultimo non è scemo come ci fanno credere, ma ha uno spirito critico, dei gusti e anche molto variegati. Grazie all’esposizione sono arrivata a molte persone con cui oggi lavoro
- Immagina di presentarti a chi non ti conosce: descrivici il tuo sound e a quali gruppi e generi ti ispiri maggiormente. Tralasciando il solito discorso “non mi piace essere catalogata in un genere preciso“, in quale movimento/genere ti collocheresti?
Non riesco a tralasciare il discorso però, in effetti, per far capire a chi non mi conosce cosa ascolterebbe se venisse a un mio concerto, direi: POP. Tutto è pop, tutto è stato pop, anche quello che chiamiamo prog. Stavo scrivendo i riferimenti ma mi stavo già perdendo quindi mi affido a questa breve risposta
- Descrivici l’ultimo lavoro che hai realizzato e cosa possono aspettarsi gli ascoltatori dalle tue canzoni.
L’ultimo pezzo risale a questo inverno, è “Participio presente” e può collocarsi nello stesso filone di GHALI. Quindi canzone ironica, un po’ pungente e protestante, ma con sonorità allegre e latin. Le prossime canzoni saranno anche diverse, scrivo anche canzoni d’amore o con altri tipi di sound e linguaggi. Spero che il pubblico le accolga senza delusione
- Ora parliamo della tua discografia e carriera: qual è stata la prima cosa in assoluto che hai mai registrato, cosa hai inciso fino ad oggi e quante esperienze dal vivo hai avuto?
La prima cosa che ho registrato è stata Ju mi siddriu, il mio primo singolo, metà in siciliano e metà in italiano. Non so quante esperienze ho avuto, posso dire che la mia vita live è molto più lunga di quella discografica perché ho iniziato a esibirmi nei locali di Catania a 16 con le cover, invece la carriera da cantautrice è iniziata a Torino nel 2017
- Quale tua canzone consiglieresti a chi non ti ha mai sentito?
Consiglierei una canzone che non è ancora uscita sicuramente. Forse “U mari” un manifesto per me
- Qual è finora il momento più bello e/o importante come cantautrice?
Il momento più bello resta sempre quello in cui ho finito di scrivere la mia pima canzone. Ero emozionata e un po’ stupita. Ero piccola e non avrei ma pensato di fare questo nella vita
- Usi qualche metodo per assemblare tutte le idee che ti passano per la testa?
Scrivere!
- Parlaci un po’ dei tuoi testi: quali sono gli argomenti che preferisci trattare? E poi, meglio la lingua inglese o italiana?
Non ho mai scritto in inglese e non ne sarei in grado. Non ho argomenti preferiti ma sicuramente ho dei periodi in cui mi fisso su alcuni argomenti. Dipende da quello che vivo, se ci sono eventi particolari o ricorrenti che sviscero e altri passeggeri
- Quant’è importante per te e per la tua Band l’attività live e quant’è determinante secondo te la presenza scenica e perché?
Ho sempre suonato da sola, ho avuto qualche esperienza in band a Torino ma di base mi muovo sempre da sola, quindi è importante per me imparare a stare in una band e una volta che lo fai non puoi farne a meno. La presenza scenica è importante ma non deve essere l’obiettivo principale per l’artista
- Quanto conta secondo te il look di una band al giorno d’oggi? Hai un tuo “dress code” oppure sali sul palco come capita?
Stessa risposta della presenza scenica. A me piace curare il look, non ho un dress code ancora però sicuramente un mio stile
- Cosa possono aspettarsi i ragazzi che vengono ad assistere ad un tuo/vostro show?
Sicuramente tante sorprese! Molta musica, molti soli, molto latin, un po’ di risate
- Un tuo parere sulla scena italiana e suggerimenti per accrescere il movimento underground sempre più affollato; inoltre vorremmo che ci indicassi quali sono secondo te i migliori gruppi italiani del momento.
La scena italiana è ancora troppo maschile e maschilista. Non so se serva accrescere il movimento underground, forse servirebbe un occhio di bue per dare spazio e visibilità a chi ne resta fuori per motivi che non c’entrano niente con la musica. Non mi sento di fare una classifica, ultimamente ascolto parecchio Marco Castello. Ma vorrei fare luce su delle donne emergenti quindi vi suggerisco La Nina del sud, Dadà e Sarafin.
- Meglio uscire per un’etichetta discografica (che sìa major o indie) o lasciare l’intera gestione in stile D.I.Y. e perchè?
Non c’è un meglio, c’è quello che conviene. Essere indipendente significa avere i mezzi per poter fare da sola, ma se non li hai sei abbandonata
- Quanto ti hanno aiutato i social network a farti conoscere e quanto in generale questi strumenti possono aiutare un Artista o un Gruppo a farsi conoscere rischiando però di cadere nella marea di emergenti che forse abusano di questi mezzi? A tal proposito, quali sono i tuoi contatti sui social network?
Poveri e povere emergenti. Sono e siamo noi ad essere abusati dalla pressione dei numeri, del successo, degli addetti ai lavori. I social aiutano, ma non bastano. Fanno definitivamente parte del lavoro, sono il nostro curriculum, ma non possono sostituirsi alla musica e ai live. Mi trovate come Anna Castiglia o annacastiglia_ su instagram
- Se, fantasticando, potessi scegliere un producer con il quale lavorare, chi sceglieresti?
Non sono tanto nerd sull’argomento, ma ovvio che Quincy Jones sarebbe il top del top dell’utopia ahah
- E con quale musicista/gruppo realizzeresti invece una canzone (o un remix) assieme? Magari anche uno di quelli a cui hai aperto i live
Con Gazzè mi piacerebbe parecchio. Ma anche Fulminacci e Margherita Vicario
- Prima abbiamo parlato dei gruppi ai quali ti ispiri di più per il genere che fai. Ora invece vorrei parlare dei gruppi che ti hanno cambiato la vita, anche di tutt’altro genere. Quali sono i tuoi gruppi o cantanti preferiti e quali ti hanno spinto a voler diventare musicista/cantautrice?
I Beatles al primo posto, poi, sembra strano, ma i Muse. Carmen Consoli invece è stato l’esempio più vicino a quello che faccio
- Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Il mio sogno nel cassetto è la parità di genere, quindi la libertà di essere una donna senza doverci pensare ogni minuto
- Album (o gruppo) straniero da consigliare ad un amico
Can’t Buy A Thrill – Steely Dan
- Album (o gruppo) italiano da consigliare ad un amico
Bella ‘mbriana – Pino Daniele
- Album (o gruppo) in cui avresti voluto suonare
Matia Bazar
- Ultimo album (o gruppo) ascoltato
“Frank” di Amy Winehouse
- Ultima cosa: lascia un breve messaggio di saluto che possa anche convincere le persone ad ascoltarti.
Ascoltatemi se ne avete davvero voglia e se volete conoscere un nuovo punto di vista! Ciaooo
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Intervista a cura di Stefanino Benni
Foto della serata a cura di Ludovica Grimaldi