L’avevamo persa di vista per un bel po’. Un tempo abbastanza lungo da farci credere che la bella cantante potesse cadere in quel dimenticatoio dopo anche i talenti più sfuggenti cadono. Ma i segnali lanciati nella tappa milanese del suo nuovo tour europeo ci dicono diversamente. Alla Santeria Social Club, infatti, Emiliana Torrini finlandese di padre italiano (ma non preoccupatevi, non parla la nostra lingua) va in scena con una nuova energia che le dona quella grazia da nouvelle divina electro pop. Lei, che si presenta nel bel mezzo di una splendida gravidanza, muovendo il suo pancione come se nulla fosse e sedendosi per il giusto riposo quando le gambe sono troppo pesanti.
Un’empatia particolare, dovuta anche alla sua felice condizione, coinvolge allora il pubblico accorso per lei ma anche per i The Colorist, ensemble belga di otto elementi che prende fuoco da algoritmi jazz e swing.
Il palco del club milanese diventa quindi più trafficato della vicina uscita metro all’ora di punta, con pianoforti, violini, contrabbasso, sound machine e chi più ne ha più ne metta. Sono proprio i The Colorist a preparare il terreno alla Torrini, con un jungle elettrico anarchico nell’anima e nello spirito, prima che la singer di Kópavogur iniziasse a cantare e dialogare coi presenti. Per rinascere (musicalmente, si intende), infatti, è necessario creare quel pathos che conduce alla nuova raffigurazione di sé. E allora Emiliana Torrini chiama a raccolta quelli che lei chiama witness (testimoni), parlandogli dell’avventura gipsy di Cordoba, delle sperimentazioni di Berlino, e di una nuova era, in cui un nuovo amore per le note è anche un nuovo amore per l’umanità. Dopo aver filosofeggiato sulla bontà del 99 per cento degli umani, parte con le sue acclamate corde vocali, rese particolari dalla lingua che ha nel sangue.
Lo show musicale, condotto con passione e sfrontatezza, assume i contorni di un viatico che fa divertire con i brani di The Colorist and Emiliana Torrini album live che la Rough Trade ha raccolto e propagandato. Via libera, dunque, alla storia live del figlio e dell’elettricità di When we dance, prima di un pop eclettico che ama suoni di Xilofono e anche tratti di uccelli campionati a mo’ di Rokkurro, altri finlandesi ispirati e costruttivi. Tra i passaggi sonori più intriganti, da ricordare sicuramente Thinking out loud e Today Has Been OK, ripescato dall’alternative imperiale di Fisherman’s Woman del 2005.
In alcuni tratti, poi, spazio alle rapide discese di movie soundtrack (Nightfall), prima di una cavalcata scenica che ci riporta definitivamente la gioiosa Torrini di un tempo. La conclusione è però affidata a Bleeder, intrigante e notturna come la spiaggia nera della sua terra che si ripulisce con il mare, in attesa di una nuova rinascita.
Grazie a Barley Arts Promotion per l’invito e alla Santeria Social Club per l’ospitalità.
Andrea Alesse