“Ci vuole orecchio (Elio canta e recita Enzo Jannacci)” è il titolo dello spettacolo diretto da Giorgio Gallione.
Un milanese a Ferrara potrebbe essere un titolo di un film, ma non lo è.
Da quando vivo nella città estense mi sono immerso nella magia che si respira ad ogni angolo, dal castello a via delle volte fino al Teatro Comunale.
Sabato sera sentire un concittadino cantare nel Mio dialetto nella Mia città mi ha fatto emozionare molto.
Jannacci per noi milanesi è come un padre e forse di più.
Molto spesso le sue canzoni sono state etichettate e censurate dalla critica soprattutto in contesti come Canzonissima o il festival di Sanremo, ma se ascoltate oggi ti rendi conto che ora mai molte barriere sono state abbattute anche grazie al maestro scomparso 9 anni fa.
Ho apprezzato molto lo spettacolo di Elio perché ha ripercorso la carriera di Jannacci attraverso alcune canzoni meno famose e soprattutto scegliendo quei brani che potevano essere inserite in un contesto attuale fatto di pandemia paura e social network.
In una novantina di minuti, Elio ha tracciato un proprio ritratto di Jannacci alternando monologhi e numerose canzoni del vasto repertorio del cantautore milanese scomparso nove anni fa.
Sicuramente Jannacci se fosse vivo ora i social non li avrebbe usati e avrebbe scritto canzoni zeppe di ironia mai volgare fatta di battute e doppi sensi che oggi come oggi ne abbiamo bisogno come il pane.
Da sottolineare anche i testi presi in prestito da Umberto Eco, Beppe Viola, Zavattini, Franco Loi e Michele Serra.
Il perché di questo tributo a Jannacci forse sta in quello che Elio ha detto di recente in una intervista. “Enzo era in classe con mio padre e ne ho sentito parlare fin da quando ero piccolo”.
Foto della conferenza stampa gentilmente concesse da Sara Gautier
Testo di Carlo Vergani/Eva Melotti