Il rock dei Decibel e il loro anticristo
Programmata come la prima tappa del tour 2018, che segue la pubblicazione del nuovo lavoro discografico L’Anticristo, quella di Senigallia è stata una serata di rock vero, suonato bene e dal vivo.
In tour dopo il Festival di Sanremo, dove hanno presentato il singolo Lettera dal Duca ispirato a David Bowie e duettato con Midge Ure, l’uomo che fece risorgere gli Ultravox, i Decibel salgono sul palco del Teatro La Fenice e suonano sul serio. Enrico Ruggeri interpreta stabilendo da subito un contatto con la platea che, nella seconda parte dello show, abbandona le poltrone e si accalca a ridosso del palco. Fulvio Muzio (parallelamente impegnato in progetti di psicoacustica) e Silvio Capeccia (che di giorno fa il medico) dividono con Rouge il fronte del palco e contribuiscono a creare qualcosa che non sentivamo da un po’. Il sound è completato dal chitarrista Paolo Zanetti, Fortu Sacka al basso e Alex Polifrone alla batteria: un trio decisamente rock.
Palco da vero concerto rock, sul quale spicca un muro di Marshall dietro i musicisti al di sopra del quale è posizionata la batteria. Light design dai forti contrasti che sottolinea ogni passaggio ritmico senza mezzi termini. La serata si apre con una spia che non suona e la mente non può non andare a Sanremo, quando Enrico Ruggeri interruppe il pezzo perché Midge Ure non aveva il suono in spia, a conferma che i Decibel suonano sul serio. Piccolo incidente risolto all’istante che non pregiudica l’ineccepibile sound design.
L’anticristo è la seconda tournée (mi si passi il termine che sa di anni ‘70 e ’80) che segue la reunion a quarant’anni dalla prima formazione, nata tra i banchi di scuola del Liceo Berchet di Milano.
Il percorso musicale ramificato dei Decibel rende difficile etichettare il loro rock in categorie precostituite: L’anticristo, title-track dell’album che apre la serata, è un brano che suda garage-rock; il sacro fuoco degli Dei tira fuori l’anima punk del Rouge mentre lo staccato di chitarra in 15 minuti fa riaffiorare le origini new wave e nel brano si avvertono contaminazioni progressive originarie del dna di Muzio, così come in My Acid Queen. Crudele poesia, ballad tratta dall’album Noblesse oblige: una chanson romantique, ricca di sonorità e armonie che riportano al cantautorato d’oltralpe. Sempre dal lavoro del 2017, Universi paralleli parla il linguaggio puro del rock tingendo il refrain di new wave.
Non è ancora finita: per i Decibel suonare e farlo dal vivo senza ricorrere a sample, plugin e backtrack è una filosofia, una missione, una bandiera. Sul finale, Vivo da re (1979) e Polvere (1983) strappano applausi scroscianti. Lo stesso accade quando la band si congeda a fine concerto. Il pubblico chiama e il bis che non si fa attendere e prende il via con Lettera dal Duca, per proseguire in crescendo con Contessa (1980) e My My Generation (1977)
Tutto il pubblico a scandire il ritmo a braccia alzate mentre canta a memoria tutti i pezzi storici. Partecipazione molto sentita e clima molto caldo che la band non delude passando in rassegna la ribalta, stringendo mani e raccogliendo l’affetto dei fan.
Una serata all’insegna della grande musica suonata dal vivo, al termine della quale ci sentiamo di condividere quanto affermato dagli addetti ai lavori inglesi: Sembra tutto fuorché un concerto italiano
Si ringrazia sentitamente: Parole e Dintorni, Stefano Lamberini, Teatro la Fenice di Senigallia, Eclisse Eventi
Foto e testo a cura di Simone Luchetti
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