Cosmetic, la recensione di Plastergaze

Cosmetic

Plastergaze

To Lose La Track / Lady Sometimes

 

probabilmente è il nostro preferito di sempre, ha più riverbero, più synth, più Alice, più pezzi espliciti, il sound che abbiamo sempre sognato e una tracklist paurosa. E’ poco?

 

Ci parlano così di Plastergaze i Cosmetic, quartetto romagnolo che torna sulla scena dopo un tour estenuante. Quattro amici catapultati in una dimensione sonora che tira fuori il meglio del contesto shoegaze del gruppo, tra testi in italiano e chitarre pungenti emotivamente, al passo con un’epoca che apprezza i riverberi melodici della loro musica.

Bart e Alice intrecciano ricordi e voci in un candore che tira fuori il meglio dei Cosmetic più avvezzi alla sonorità lucida e a racconti di vita che lasciano il segno. Inetti felici (Inetti n.1, traccia che apre il disco, per l’appunto), e tanto spessore umano che si sente padrone di una magia sonora, pronta a esplodere in accordi che sono sensori emotivi in una canzone come Crociera. Tecnica e rivincite personali e umane in undici tracce gettate di getto in un mare magnum di accordi precisi e bassi lampeggianti (Scranno), sino al tepore quasi post rock di Sopravvivere, brano magnetico che interpreta il lato meno rumoroso del loro repertorio.

D’altronde, Plastergaze è un disco per gli ultimi, i sopraffatti dalla vita ma pronti a sempre a resistere alle avversità, caduto in un universo sonoro a cui piace alleggerire la tensione con pezzi lo-fi e pezzi di cuore che sono gettati in un calderone di voci calde e avvolgenti.

Una prova monstre per i Cosmetic, eredi di una tradizione che ama divagazioni psichedeliche e arpeggi slow-core attrattivi (Sostanze). Dopo Core, loro ultimo album, ecco anche chitarre acustiche in Ande, magia finale di un album che non passa inosservato.

 

Andrea Alesse

recensioni@thefrontrow.it

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