Autore: Colombre
Album: Pulviscolo
Etichetta: Bravo Dischi
Ufficio stampa: GdG press
Colombre prende in mano il suo talento musicale e affronta il mostro. A prima lettura vi sembrerà strano, ma il progetto solista di Giovanni Imparato è di quelli che l’immobilità del racconto di Dino Buzzati (il Colombre del marinaio e del mostro, per l’appunto) la prendono a calci in un compendio del pop moderno italiano. Dopo i Chewingum e la collaborazione con Maria Antonietta, il giovane si mette in proprio mentre ascolta Marc De Marco e tanta musica dallo spirito surf, facendo suo il monito di Brian Wilson nell’affrontare le cose con urgenza e onestà. Ne viene furori un album, Pulviscolo, che dal prossimo 17 marzo Bravo Dischi mette in circolazione dopo la registrazione a casa di Daniele Sinigaglia, tutto rigorosamente in presa diretta e con attenzioni alle voluminose esperienze personali che hanno coinvolto il giovane cantante.
Tracce immediate che si decidono in titoli brevissimi e una presa pop cantata in italiano, oggi coinvolgente come non mai nel contesto indie italiana. Penso a Oltre quello che c’è di L’Albero, o anche alle tubature di Giorgio Poi, che ha in mano come Colombre quello scettro di gioiosa psichedelia cucinata con arrangiamenti dosati al punto giusto.
E con lo stesso Poi, il singer marchigiano ha in comune le percussioni di Francesco Aprili, una delle collaborazioni che hanno impreziosito e dato coraggio a quest’album che ama destreggiarsi tra una certa presa sixties dei suoni, mai abbandonati all’elettronica.
La titletrack apre le danze stretta tra le braccia e le esperienze personali di un giovane che vuole mettere un freno al passato polveroso, nell’impossibilità di tornare indietro. Il pulviscolo che mastica e va giù come un manifesto di idee, per un autore che qui ama il soft pop personalizzato con chitarra alla Belle & Sebastian. Qualche squarcio psichedelico risuona nella filastrocca Fuoritempo, inno indolente alla condivisione e al mid tempo pop con camicia hawaiana. Oltre ai giochi di parole, però Colombre sa anche essere preziosamente reale. Come in Blatte, in cui i cori li fa addirittura IoSonoUnCane, innamorato di questa aroma musicale a metà tra Mina e gli Area, che celebra l’animale ipocrita nascosto nell’uomo in un ritmo avvolgente. Il legame con un mondo passato è quindi molto concreto, pensate anche alla concreta spirale di Tso che omaggia il legame tra I Pink Floyd e il loro Barret, con cori anestetici e le movenze quasi spoken word di un ispirato Colombre. Ancora tanta musica italiana melodica (Dimmi Tu), prima di una gioiosa traccia (Sveglia) che alza il sipario su Caetano Veloso e sulla coscienza personale del nostro cantante, pronto anche ad usare organetti Bontempo comprati ad una fiera per bambini.
Per chiudere, infine, cosa c’è di meglio di una ballad con movimento acustico e sogni ormai spenti, presi in una solitudine da Deserto, una sorta di movietrack per un film sulle emozioni, lanciato in orbita da una possibile next big thing dell’italicum indie jet set.
Andrea Alesse