Cage the Elephant atto primo (e unico) in Italia. E dove, se non al Fabrique di Milano, spazio ideale per grandi live e per musicisti convinti come il gruppo di Bowling Green, nato sulle ceneri dei Perfect Confusion e ora impegnato in un lungo tour europeo che ha già toccato Parigi e altri club rock del vecchio continente.
In apertura, a far divertire il giovane pubblico accorso per i Cage ci pensano i Twin Peaks, quintetto giovanissimo che gronda entusiasmo e cori stile Supergrass. Converse ai piedi e tanta dinamicità, lungo i pezzi migliori legati ad un power indie pop, che ha anche assoli country garage e trascinanti tarantelle figlie degli Strokes. Nonostante la poca attinenza del loro sound allo scomodo nome scelto per rappresentarli, i ragazzi di Chicago tengono bene il ritmo e perdono parecchie energie, dando fuoco al loro imberbe repertorio con in testa la hit Butterfly.
Young attitudine che sale di tensione, fino alla comparsa dei Cage the Elephant, quando il popolo delle Vans accorso per l’occasione inizia a mandare segnali chiari di coinvolgimento con il gruppo capitanato dai due fratelli Matt e Brad Shultz. Non è un caso che a scoprirli sia stato Dan Auerbach dei Black Keys, con cui i paladini di serata condividono assoli blues rock
e eleganza da gilet di jeans scucito sino al midollo. Al Fabrique vanno infatti in scena i fratelli minori della generazione duemila, legata al passato di Mc5 e ora imbevuta di Kasabian e Arctic Monkeys. L’energia è quella delle note di Tell me i’m Pretty, ultima fatica del 2015 che viene portata in trionfo da costruzioni sature di chitarre redneck e elettricità. Il belloccio Matt Shultz attira gli interessi delle giovani donzelle, mentre la chitarra solista di Nick Bockrath richiama tutto l’alternative rock moderno. La melodia da keyboard lancia segnali in Trouble, scovando gentilezza tra cinque ragazzotti che dal vivo non si risparmiano. E anche se la serata di Milano non è il Lollapalooza, in cui fecero una comparsa giovanissimi, la tenuta estetica e compatta dei Cage the Elephant non perde quasi mai tono. Uno dei pezzi forti è sicuramente l’ultima Cold Cold Cold, singolo sicuro e che non mente sulla tenuta di un gruppo pronto ormai maturo, come già mostrato nella performance profondamente Black Keys di Messaggio Around.
D’altronde, una nomination ai Grammy rock non ha mai parvenze di casualità.
Grazie a Indipendente Concerti per l’invito.
Testo a cura di Andrea Alesse