Bruno Bavota, la recensione di “RE_CORDIS”

Bruno Bavota

RE_CORDIS

Temporary Recods/Goodfellas

 

This is an intimate sound, made with my passion and my love for music and life in generally

Si descrive così Bruno Bavota, compositore e polistrumentista di origini napoletane che fa uscire il 17 gennaio un album che è la raccolta dei brani più noti di un autore profondo e contemporaneo. Musica per curare il cuore e le anime nell’era della cattiveria umana e digitale, ossia per “riagganciarsi al cuore”. E si, perché “RE_CORDIS” vuole letteralmente dire proprio “tornare dalla parte del cuore”, in una manifestazione di eleganza estetica e classicismo moderno che risponde al nome di Bruno Bavota.

Archi e pianoforte, uniti a minimalismi elettronici che lasciano il segno, in un contesto di musica strumentale d’autore, di un certo livello. Si seguono le strade setacciate da Federico Albanese e ancor di più dal grande Ludovico Einaudi, in cui la cinematica paesaggistica del brano (vedi Moving Clouds) segue precise suggestioni e lineamenti. Un architetto del suono Bruno Bavota, costruttore di alchimie e partiture che evidenziano riflessioni, senza bisogno di parole. Pensate per esempio a Mediterraneo, brano dove il piano sconnesso suggerisce storie che seguiamo sui telegiornali, in quel mare che lo incoraggia a scrivere, ma che è anche luogo di tristi storie.

Dopo essere entrato anche nelle grazie della Apple, a cui è piaciuta parecchio la sua musica, ecco allora un album pieno di manipolazioni a flusso diretto, in cui Bruno Bavota sembra parlarci tramite improvvisazioni e costrutti di eleganza di alto livello, come in Out Of Blue, uno dei preziosi gioielli di questo autore.

Ascoltato da qui: https://brunobavota.bandcamp.com/album/re-cordis

 

 

Andrea Alesse

recensioni@thefrontrow.it

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