Gli Alice in Chains tra passato e presente sul palco di Padova

In un’estate piena di eventi e di Festival si fa fatica a scegliere dove andare ad ascoltare la migliore musica in circolazione.

Lo Sherwood festival di Padova, è uno dei migliori festival in circolazione grazie alla lineup molto variegata tra tanti generi che vanno dal Rock al reggae.

Quest’anno il concerto più atteso è senza dubbio quello degli Alice in Chains.

Dopo il concerto evento di domenica 24 giugno dei Pearl Jam, Padova si riempie di nuovo del popolo del grunge.

Ora mai William DuVall fa parte del gruppo da 12 anni e tra poco meno di 2 mesi uscirà il terzo alnum con lui alla voce dal titolo : Rainier Fog.

L’entrata dell’ex cantante chitarrista dei Comes with the Fall ha sempre diviso il popolo del sound che viene da Seattle, tra chi si sente orfano di Layne Staley e chi invece guarda avanti, perchè alla fine lo spettacolo deve continuare.

L’uscita del disco Black Gives Way to Blue nel 2009 apri le porte ai nuovi AIC con un disco, che definisco magnifico, che permise alla band di poter tornare sulla cresta dell’onda .

Dall’uscita del disco la band andò subito in tour con mostri sacri come Metallica, Slayer e Megadeth e Anthrax ovvero  i tour dei BIG FOUR.

Nel 2010 passarono per una data memorabile al teatro GEOX sempre a Padova dove capi subito che gli Alice in Chains erano rinati come l’araba fenice.

A distanza di 8 anni e un altro disco di discreto successo dal titolo The Devil Put Dinosaurs Here tornano a Padova per far espolodere la folla italiana ancora non sazia degli show della band di Eddie Vedder.

Ad aprire il concerto degli Alice in Chains ci sono gli italian Shame.

Attivi dal lontano 1996 hanno attraversato tutta l’era grunge e post grunge e dopo 22 anni riescono a salire sul palco prima dei loro idoli.

Si vede che sono emozionati e il loro sound è un hard rock alternative senza arte ne pace e a parte una canzone dove palesemente copiano l’intro di Weak and Powerless degli A perfect circle non riescono a scaldare il pubblico accorso a Padova.

Alle 22 in punto ecco salire sul palco gli Alice in Chains.

Parto subito con Bleed the Freak dall’album Facelift del 1990 .

Con check my brain si fa un salto di ben 29 anni, ma la potenza senbra proprio non cambiare tra vecchio e nuova versione del gruppo.

Con queste premesse sembra che il concerto possa trasformasi in qualche cosa di magico.

Invece no.

Parliamoci chiaro le canzoni proposte nella setlist sono un grande tuffo nel passato, ma forse questo concerto lo è stato anche troppo.

Nonostante tutto è quello che il pubblico vuole perchè alla fine sono i brani che li hanno portati al successo, ma che forse suonati nel 2018 perdono un po’ troppa magia e soprattutto fanno tornare alla mente i fantasmi del passato e di chi non c’è più.

Se decidi di fare suonare tutti questi brani rischi di trasformarti in una cover band dove tutti, me compreso accendono i telefonini durante brani come No Excuses, Man in the Box e Would?

Eppure i primi due dischi con DuVall sono splendidi soprattutto Black Gives Way to Blue e non capisco come si possa inserire nella setlist solo Check my brain e Last my kind. 

Da The Devil Put Dinosaurs Here  fanno Hollow e Stone  tralasciando perle come Voices o Scalpel .

La scelta di avere meno chitarre acustiche e più potenza porta la band a essere più incisiva anche se forse perdono un pò alla distanza durante un concerto come quello di Padova.

Forse l’ubriacatura dei tre concerti dei Pearl Jam mi porta a essere così critico verso una band che amo soprattutto per quello che è riuscita a fare dopo la morte di Laney.

The One You Know  il singolo che anticipa l’uscita del nuovo disco prevista per il 24 agosto , è molto bello e la mia speranza è quella che durante il restante tour abbandonino un po’ il passato per dedicarsi al futuro che è molto roseo.

Io da parte mia torno a casa ascoltando l’ultimo disco degli Stone Temple Pilots con alla voce Jeff Gutt, sperando che possano ricalcare le orme di Jerry Cantrell .

 

SETLIST:

Bleed the Freak

Check My Brain

Again

Them Bones

Dam That River

Hollow 

Last of My Kind

Down in a Hole

No Excuses

Stone

We Die Young

Nutshell

Heaven Beside You

It Ain’t Like That

Man in the Box

Encore:

The One You Know

Got Me Wrong

Would?

Rooster

Un ringraziamento a Vertigo per il gentile invito

Foto e testo di Carlo Vergani

Alice in chains

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Shame

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