Sirene e leviatani: l’orcæstra di Vinicio Capossela approda al Vittoriale

Infinito, misterioso, letale, splendido: il mare è tante cose, da sempre.

Il capitano Achab e la sua guerra con Moby Dick, la Zattera della Medusa di Gericault, la conquista del mare da parte di Giasone attraverso Medea, il sublime Viandante sul mare di nebbia di Friedrich, e migliaia e migliaia di altre meravigliose opere.

Stasera Vinicio Capossela porta il fascino e l’orrore del mare al festival Tener-a-mente.

Una cinquantina di sedie, spartiti, un piano in prima fila: basta l’insolito e raffinato palco ad avvertire il pubblico che questo non sarà il solito concerto.

Scrittore, cantautore, polistrumentista: dopotutto Vinicio non è certo un cantante chiunque. Le esperienze nel campo musicale, cinematografico, letterario, radiofonico lo confermano come un artista poliedrico ed eclettico, in grado di miscelare linguaggi e stili diversi per dare vita a opere sorprendenti e intense.

È fresca la sera qui sul Lago di Garda, una fortuna in questi giorni afosi e umidi, soggetti a violenti e improvvisi temporali.

Solo qualche minuto di ritardo, ed ecco che l’Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini, il maestro Stefano Nanni e lui, Vinicio Capossela, salgono sul palco accompagnati da un fragoroso applauso che ricorda il tifo calcistico.

Si attacca subito con Il grande leviatano, uno splendido omaggio a Melville. La voce e il piano di Vinicio si intessono con la sinfonia creata dall’orchestra e la policromia delle luci per dare vita a uno spettacolo unico, un’esperienza intensa e trascinante.

Capossela si rivolge poi al pubblico: “Benvenuti a questo anfiteatro sull’infinito”.

Chiarisce poi il motivo della serata: non un semplice concerto, bensì un viaggio per il mare, con l’orchestra, anzi, l’orca-estra, che vaga per i flutti lanciando suoni.

La serata prosegue con testi che intrecciano mito e poesia, la splendida esibizione dell’orchestra e la voce straordinaria del cantautore, che interpreta le sue canzoni con l’ardore e l’intensità di un aedo.

È un viaggio letterario, musicale, magico, pronto a incantare e sedurre la platea, che fra urla e applausi esprime tutta la sua gratitudine all’artista.

Fra rumori di sottofondo marini, gli archi dei musicisti che si muovono in alto e in basso come le onde, i ritmi frenetici e lenti, i testi poetici e trascinanti, lo spettacolo è meraviglioso e sorprendente.

Il pubblico è attentissimo e partecipe, veloce ora a urlare la sua gioia, ora a scandire i ritmi con battiti di mani, ora a incitare gli artisti; Vinicio fra i suoi monologhi e l’intensità delle sue canzoni mostra di sapere intrecciare un ottimo rapporto con i suoi fan.

I pezzi si susseguono alternando temi e ritmi, confermando il carattere eclettico dell’artista e le grandi capacità della sua voce. La musica ora accompagna i testi ora si fa intensa e urgente, come la colonna sonora del climax di un film.

È evidente un certo gusto teatrale, negli abiti, nei cappelli (Vinicio ne ha diversi), nell’interpretazione dei diversi personaggi delle canzoni.

Ma siamo già a Nostos, rilettura d’eccezione della Divina Commedia in una delle sue parti più celebri, (anche grazie alla straziante interpretazione di Primo Levi in Se questo è un uomo): il canto di Ulisse.

È un concerto umanista, questo, inteso sia nell’accezione rinascimentale (attenzione per la dimensione umana, intrecciarsi di diversi ambiti artistici, cultura a 360 gradi), che in quella etica filantropica (non a caso Capossela cita la proposta di riconoscere l’uomo Patrimonio dell’Umanità).

Ma fra leviatani e sirene, il concerto si sta avviando al suo termine. Vinicio avverte, “ora l’orcæstra ridiventerà zucca”, prima di attaccare con l’ultimo brano: Camminante.

Subito richiamato sul palco da applausi scroscianti e urla da tifo calcistico, Capossela offre al pubblico il biblico e trascinante L’uomo vivo (inno alla gioia). Non si può resistere ai suoi ritmi frenetici: la platea si alza in piedi, ubbidendo all’ordine implicito del brano di ballare (di gioia!).

Dopo questo gran finale, coronato da applausi e grida, l’orchestra si scioglie. Ma Vinicio decidono di regalare ancora un brano al pubblico che reclama l’artista a gran voce: Ovunque proteggi.

Capossela si offre ancora una volta all’applauso euforico della folla, e poi si congeda.

Per questa sera il concerto, l’odissea, la fiaba è finita, ma ricomincerà presto, il 24 luglio a Macerata.

Buon viaggio Vinicio, che le acque dell’oceano non cessino mai di ispirarti simili opere.

È stato un piacere navigare nella tua musica.

Testo a cura di Anna Travagliati, si ringrazia Ja-La Media Activities.

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