Anche stasera il Vittoriale apre il suo anfiteatro per il festival di Tener-a-mente, giunto ormai alla ottava edizione.
Questa sera in programma c’è un ospite d’eccezione: Ben Howard, giovane chitarrista e cantautore inglese (classe 1987), già vincitore di due Brit Awards.
Si tratta senza dubbio di uno dei live più attesi di questa stagione (biglietti sold out), soprattutto perché è la prima volta che Ben Howard si esibisce in Italia (unica tappa del tour nel nostro paese), per di più a solo un mese dall’uscita del suo ultimo acclamato album, Noonday Dream (Island Records).
La platea e le gradinate sono gremite, e una buona fetta del pubblico è composta da giovani fan del cantautore, impazienti di vedere il proprio idolo. L’attesa è lenita dalla chitarra di un membro della band, mentre il crepuscolo si fa più scuro e infine cade una sera piacevolmente fresca.
Sono ormai le dieci quando finalmente Ben fa il suo ingresso sul palco, accompagnato da urla e applausi da parte del pubblico, che gli ha già perdonato il ritardo.
Fin dal primo brano, Untitled, è chiaro che lo spettacolo di stasera non sarà un semplice concerto, ma una vera e propria performance. Il sound originale e innovativo, i testi impegnativi e l’indiscussa abilità con la chitarra di Ben Howard vengono rafforzati dai video proiettati sul telo dietro il palco. L’arte musicale si unisce a quella visiva, per regalare un’esperienza intensa e memorabile a tutti gli spettatori.
Intanto il ritmo si fa più serrato, mentre lampi e sfere di fuoco ballano sullo schermo: ecco The Defeat, tratta, come il pezzo precedente, dal nuovissimo album Noonday Dream.
Gli applausi e le grida in risposta mostrano che il pubblico di stasera è d’accordo con la critica: il nuovo CD è memorabile, intenso, una gioia per le orecchie.
Ben Howard dedica la serata proprio a questo album, per la gioia dei fan, che possono ascoltare forse per la prima volta brani come Murmurations (accompagnato da immagini di foglie, cortecce e fiori) e Towing the Line (un salotto vecchio stampo che dà su un giardino fiorito di giallo). Senza dimenticare i pezzi dove il video si fa astratto (Agatha’s Song) o viene lasciato spento per conferire più gravità alla musica (All Down The Mines).
Il pubblico è rapito da questa esperienza inaspettata, questo concerto-performance che li incanta con splendide immagini e sound inediti e all’avanguardia. Anche gli effetti speciali delle luci sono notevoli (Ben non esita ad abbagliare il suo pubblico), primo fra tutti gli originali pilastri montati sul palco, lungo i quali i faretti si muovono in direzione verticale.
Le urla che accolgono le canzoni e gli applausi che le salutano, nonché l’attenzione completa della platea confermano il successo del concerto. Ben sul palco è un vero professionista, sicuro sia nel dare vita alla chitarra che nell’interpretazione dei suoi testi (ha una voce splendida, chiara ed espressiva, oltre a una grande affinità con il suo strumento).
Le nuvole nel cielo sembrano adeguarsi all’occasione offrendo i loro effetti speciali naturali: lampi che illuminano a giorno e fulmini rossastri dai molti rami. Fortunatamente il tempo reggerà per tutta la serata, consentendo a molti giovani fan di assistere fino in fondo all’esibizione di uno dei cantautori più imprevedibili e creativi del Regno Unito. Ormai Ben è passato a I Forget Where We Were, tratto dall’omonimo album, seguito da Nica Libred At Dusk, che chiudono il concerto.
Ma la platea, fra grida da stadio e applausi scroscianti, reclama a gran voce il suo idolo, che prontamente risale sul palco. Dopo aver deliziato i suoi fan con Promise, Conrad e End Of The Affair, è arrivato davvero il momento dei saluti. Ben Howard ringrazia il pubblico ormai tutto in piedi con un inchino e si ritira.
È stata una serata unica e sorprendente per tutti gli estimatori della musica d’autore di qualità, con sound raffinati e inusuali e testi complessi e intensi.
Testo a cura di Anna Travagliati