Autori: Palmer Generator
Album: Natura
Label: Bloodysound Fuktory/Brigadisco Recods
Un padre e suo fratello alla chitarra e al basso, un figlio ala batteria. Musica dilatata e psichedelia strumentale frutto di un new noise che fonde il math con le miscellanee del post rock. E chi non la vorrebbe una famiglia così?
Arrivano da Jesi, e sono al terzo album ,dove abbandonano la furia heavy per una chiara intenzione di dare vita ad una musica sensuale e allucinogena, un sottofondo perfetto per viaggi che si cibano di aperture cosmiche alla Spaceman 3 e della classe dei semprevivi Slint. Nelle quattro tracce di “Natura”, però, ci sono anche gli istinti di un suono che rifiuta la perfettibilità del prodotto mixato sino alla sua scomposizione, per un effetto tutto da provare con diversi ascolti.
Nell’era della post-verità e della post-politica i Palmer Generator sono generatori di tensioni musicali che alcuni chiamano spesso post-psichedelia, in un trip sensoriale che ha inizio con gli oltre 12 minuti del primo brano, a spasso tra le epoche e i suoi disagi, come in un pascolo di uomini che hanno in cuffia le indomite note degli Explosion in the sky che incontrano onde circolari e ritmi ripetitivi, come la vita.
Nessun nome alle canzoni, ma un mantra unico, continuo e sempre tondeggiante, con gli effetti che diventano più lisergici nel secondo brano, sempre di una lunghezza adeguata al suo ipnotismo. Niente esplosioni e contorsioni eccessive, ma un tourbillon frullato in una linfa musicale matura e psichedelica, adagiata su note che compongono un fluido costante, bucolico e personale.
Qualche nuova sensazione compare poi nel terzo pezzo, dove la matrice dei suoni alla Boring Machines sembra impossessarsi sin dall’incipit del nostro trio, una band che risale gli inferi lentamente con la coralità che impiega un basso impigrito e delle percussioni new age. Una classe non indifferente, quella dei nostri Palmer Generator, che sfocia poi in un ultimo corposo brano più naturalmente post rock, come una ballata, ma a modo loro.
Testo a cura di Andrea Alesse
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