Autore: Endrigo
Album: Ossa rotte, occhi rossi
Etichetta: IndieBox
Viaggi lunghi per suonare, provincia cronica, amici che subiscono il no future nei bar. Paranoia e potere del punk nelle liriche degli Endrigo, quartetto power rock da Brescia, più precisamente da Villaggio Sereno, quasi a Brescia ma non abbastanza.
Producono Ossa rotte, occhi rossi, che per loro stessi ammissione “arriva dopo tanti concerti, chilometri e canzoni abbandonate per strada. Contiene alcune delle prime cose che abbiamo scritto ed altre nate un mese prima di entrare in studio, e anche per questo ci sembra la giusta conclusione di una minuscola parte di cammino e l’inizio di qualcosa che ancora non conosciamo”.
Nome già sagnante e tanta passione che sprizza sudore sul palco e chitarre che trasudano velocità al grido di rifiuto della maledizione da canzone melodica italiana. Qualche presa di posizione chiara (Paolo salva il mondo) e il sacro fuoco della spinta rock and roll, suonati con effetti autobiografici veri. Dai bar di provincia sino ai palchi di mezza Italia, rimembrando gioventù passate in sordina e pericolose deviazioni lasciate alle spalle. Nel loro groove, anche ironia e ammissioni di sentimenti personali, come nel finale di Bob Dylan.
Una tendenza a sfuggire dalla sfiga, presente anche nella copertina del disco, dove campeggia un auto della polizia ferma per bloccare la furia Endrigo dopo un live. Autoironia di un gruppo felice e compatto che deve molto ad un sound italiano che è stato fatto proprio da The Zen Circus e Il Teatro degli Orrori.
Nel primo full lenght della band, però anche una trazione da tre accordi che in Supertele combatte con le proprie paure del crescere con una batteria quasi riletta in chiave Oi! nel mezzo di una canzone che rilegge anche la loro voglia di mordere.
Tra gli occhi rossi e i riff ribelli, non possono mancare i racconti di una passione che non muore, attaccata alla musicalità tipica di una rock band che utilizza anche la voce alterata (Spara) e le distorsive schitarrate (Atlantide) che hanno dentro una nostalgia per suoni garage power punk. Chiude la lirica stile Appino di Buona Tempesta, descrizione dell’esistenza rock di quattro giovani tempestosi, nati di parto violento e vivi anche grazie a quello.
Tra melodie e aggressioni, Ossa rotte, occhi rossi celebra gli Endrigo, gruppo vero e senza fronzoli.
Andrea Alesse